Nel dubbio racconta #7 – Eroe per un giorno
Storia del tenente colonnello Harald Jäger che aprì il valico di frontiera di Bornholmer Straße, a Berlino, il 9 novembre 1989.

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Quanti nomi ci tornano in mente ripensando ai giorni della caduta del muro. Gorbaciov su tutti, ma poi Erich Honecher, segretario del partito comunista della DDR. Helmut Kohl, leader della Germania Federale. Willy Brandt, l‘uomo della realpolitik. E Mstislav Rostropovich  che suona Bach mentre le persone attraversano finalmente il muro. Fra i tanti anche la giornalista Lilli Gruber a cavalcioni del muro intenta a raccontarci cosa stesse succedendo. Potremmo proseguire, ma difficilmente troveremmo nella lista quello del tenente colonnello Harald Jäger. Eppure fu suo l‘ordine di alzare la sbarra e far passare le migliaia di cittadini di Berlino Est che si erano accalcati al valico di frontiera dopo la goffa dichiarazione di Günther Schabowski, il funzionario del Politburo che disse “i cittadini della Germania dell’Est da subito possono recarsi all’Ovest senza nessuna restrizione”.

Il tenente colonnello Harald Jäger, classe 1943, entrato giovanissimo nella Stasi, da 25 anni presta servizio al valico Bornholmer Straße. Costruito fra il quartiere orientale di Prenzlauer Berg e quello occidentale di Wedding è sicuramente un check point di non facile gestione. Prenzlauer Berg è da sempre una roccaforte degli oppositori al regime della DDR. Harald Jäger è in servizio dalle prime ore del mattino, dovrebbe smontare ma dopo le parole di Schabowski, ascoltate in Tv assieme ai suoi uomini, decide di restare al suo posto di lavoro. Anche perché, in quel momento, è il funzionario di polizia di più alto grado. Non vede di buon occhio le aperture del regime, lui che ha contribuito a costruire il muro. Ma è un militare è si rivolge ai suoi superiori, in quel caso Rudi Ziegenhorn, responsabile del Sesto reparto della Stasi, per avere ordini. “Fai come sempre“, risponde il superiore. Il come sempre in altri tempi sarebbe stato sparare, ma da alcuni mesi le guardia di frontiera hanno avuto l‘ordine di non usare armi da fuoco. Così, come sempre, significa mandare via la gente, con le buone o le cattive.

I militari parlano di calcio. Il giorno prima c‘è stata Dynamo – Stahl Eisenhüttenstadt finita zero a zero. Nessuno di loro immagina che l’arbitro Peter Weis, fischiando la fine della partita, avesse anche fischiato la fine del calcio nella DDR. L‘ultima partita di un campionato targato Germania comunista. Intanto col passare dei minuti, la gente si accalca a quel valico come a tutti i valichi fra l‘Est e l‘Ovest di Berlino. Ancora poche persone, la notizia ci mette un po‘ a girare. I telegiornali della DDR sono screditati e nessuno li guarda più. Preferiscono i film o qualche intrattenimento più leggero. Ma chi arriva al muro non si fa intimidire dal muso duro dei soldati. Qualcuno dice “compagno ufficiale, lo ha detto il Partito che si può passare e il Partito non sbaglia mai“.

Nel frattempo il gruppetto di centina di persone cresce, diventa in pochi minuti di migliaia. Lo stesso agli altri check point fra le due Berlino. Harald Jäger lo può constatare di persona chiamando al telefono i colleghi che vigilano sui passaggi di frontiera.

Jäger riprende in mano l‘apparecchio di servizio e si rimette in contatto con Ziegenhorn. Infastidito l‘alto ufficiale lo collega con  Gerhard Niebling, militare e importante membro del Partito. Niebling lo apostrofa in malo modo: “fai il tuo dovere o sei uno che ha solo paura?“ Infastidito Harald Jäger gira la cornetta verso la folla per far ascoltare quella che è ormai una marea umana. Ha capito che deve cavarsela da solo. Non può sparare sui suoi connazionali, non se la sente di diventare l‘uomo che ha fatto una carneficina. Ordina di alzare le sbarre e così la moltitudine che ormai si è radunata al valico di Bornholmer Straße può riversarsi all‘Ovest. A piedi o sulle leggendarie Trabant, i cittadini di Berlino Est invadono Berlino Ovest. Si alza il coro “Die Mauer ist weg“, il Muro non c’è più!

Paolo Soldini su l‘Unità di qualche giorno dopo ci racconta di un Harald Jäger appoggiato al muro, con la sigaretta fra le labbra, che guarda la storia passargli davanti. L‘ufficiale, che 28 anni prima aveva dato una mano a costruire il muro, torna a casa alle sette del mattino. Quello che ha visto non gli è piaciuto ma si sente in pace con se stesso, non è diventato un assassino.

Harald Jäger è ora un tranquillo pensionato di 81 anni che continua a vivere, con la moglie, nella stessa casa che un tempo stava a Berlino Est e ora è solo Berlino. Gestisce una rivendita di giornali. E‘ rimasto comunista anche se ha riconosciuto che la DDR aveva sbagliato tutto. Su di lui, nel 2014, è stato girato un film e lui stesso ha scritto il libro “The Man Who Open the Berlin Wall“

Per finire la nostra storia va detto che un ex colonnello della Stasi, Heinz Schòfer , nel 2009 ha confutato questi fatti affermando che lui avrebbe aperto il suo posto di frontiera sulla Waltersdorf ben prima del collega Jäger. Una cosa è certa, i due militari hanno preso la loro decisione in modo indipendente dagli alti gradi militari, forse rispondendo solo alla loro coscienza.

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