Dentro le canzoni #60 – The Clash – London Calling
Da London Calling (1979)

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Nel 1979, i Clash, formati dal chitarrista cantante Joe Strummer, Mick Jones, Paul Simonon e Topper Headon hanno già alle spalle un formidabile album d’esordio mentre la seconda prova discografica GIVE’EM ENOUGH ROPE sembra collocarsi un passo indietro rispetto al primo lavoro discografico. La CBS che vantava già crediti nei loro confronti, non voleva pubblicarlo negli Stati Uniti perché ritenuto dal suono troppo sporco e rozzo. Nati a Londra nel 1976 i Clash sono stati l’ultimo gruppo rilevante ad arrivare sulla scena mondiale del punk dopo i Sex Pistols e i Ramones ma una volta che si sono affermati, hanno rivoluzionato il genere con contaminazioni rock e reggae e lo hanno caricato di potenti messaggi progressisti.

Il movimento punk inglese nato per alimentare il caos e azzerare storia e tradizioni, si sviluppa in un contesto socio-economico di decadenza e di cambiamenti negativi per i giovani del tempo i quali sfogano la loro rabbia nella furia anarcoide del punk che diventa l’espressione musicale preferita dagli esclusi, da coloro che i mass media tenevano nell’ombra in attesa di capire quanto fossero pericolosi.

E’ in questo contesto che Strummer e Jones scrivono London Calling un brano iconico nel quale il loro messaggio è più significativo e angosciato che mai. Sarà la title track di un album di ben diciannove tracce che mischiano punk e soul, rock e reggae, country e boogie, ska e ritmi jazz sotto la guida del produttore Guy Stevens guardato nell’ambiente con sospetto per i suoi problemi di alcol. Guy morirà due anni dopo la pubblicazione di LONDON CALLING, la sua vera opera maestra acquistata e ascoltata da cinque milioni di persone nel mondo.

I Clash delle origini ricercavano l’ispirazione per le loro canzoni nei grandi bluesmen neri del passato ma i problemi che affliggevano la cosiddetta working class a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 erano nuovi ed estremamente concreti. Il loro manager, Bernie Rhodes, li spronava a inserire nelle loro composizioni originali solo “le cose che contano“ e di mettere in evidenza qualunque obiettivo che fosse precluso ai giovani inglesi. Quindi far conoscere a un vasto pubblico storie di rabbia, di emarginazione e di conflitti. E’ da qui che nasce il rock barricadiero dei Clash.

London Calling è una canzone diretta ai giovani che dovrebbero reagire con forza allo status quo nel quale sono stati precipitati e gettarsi alle spalle gli autobus rossi e i taxi neri con tutta l’iconografia della frivola e turistica Swinging London degli anni ’60. I Clash detestavano la Beatlemania e canzoni come I Wanna Hold Your Hand era da loro considerata uno stucchevole esempio di musica per gli innamoramenti adolescenziali.

Londra chiama, la guerra è dichiarata e non a caso i Clash titolano la loro canzone con la stessa frase che adottavano i giornalisti della BBC per aprire le trasmissioni durante la Seconda Guerra Mondiale. Il momento è di quelli drammatici.

Nel 1979, anno di pubblicazione di LONDON CALLING, diversi avvenimenti funesti avevano colpito in alcune aree del pianeta. Due terremoti avevano portato distruzione e vittime a Bali e in Montenegro, la petroliera Betelguese a causa di un incidente aveva versato il suo carico nel mare d’Irlanda e il reattore della centrale nucleare di Three Mile Island in Pensylvania si fuse provocando il rilascio di piccole quantità di gas radioattivi nell’aria. Da ultimo, Londra aveva rischiato di finire sott’acqua per lo straripamento del Tamigi.

Il riferimento a tutto questo scenario catastrofico e a ciò che stava accadendo in quegli anni nel Regno Unito, dalla disoccupazione fino al dilagare della droga e del razzismo, trova posto in una sola canzone talmente densa di significati da essere entrata a pieno titolo nella storia del punk.

Londra chiama le città lontane ora che la guerra è dichiarata e la battaglia è in corso. Londra chiama il mondo sommerso, fuori dal guscio tutti voi ragazzi e ragazze.

Londra chiama adesso non badate a noi, la Beatlemania fasulla ha mangiato la polvere. Londra chiama guardate che non abbiamo swinging tranne che il roteare di quel manganello.

Sta arrivando l’era glaciale il sole piomba giù. Fusione in vista, il grano cresce male. Le macchine smettono di funzionare ma io non ho paura perché Londra sta annegando e io vivo vicino al fiume.

Un errore nucleare ma non ho paura perché Londra sta annegando e io vivo vicino al fiume. Londra chiama mentre arriva l’ora decisiva e dopo tutto questo non potresti sorridermi? Non mi sono mai sentito così.

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