Vivere sulla strada da bandito ti fa sentire libero e senza regole ma ti sottrae all’amore di tua madre che ti considera il suo figlio maschio prediletto e ti espone al tradimento che ti può costare la vita. E’ questo l’ammonimento che Townes Van Zandt, figura seminale della scena musicale di Austin, rivolge al protagonista della cupa ballata Pancho and Lefty che aveva composto per l’album del 1972 dal titolo premonitore THE LATE GREAT TOWNES VAN ZANDT in un fatiscente motel fuori Denton, in Texas. A dare credibilità alle sue parole, è stata la scelta di abbandonare la ricca famiglia dove era nato per andare a vivere il suo amore per la musica sulla strada accompagnando la depressione a infide e pericolose passioni per le sostanze tossiche.
Ragazzi, Pancho era un bandito, il suo cavallo era veloce come un bolide da corsa. Portava la sua pistola fuori dai pantaloni per far sentire onesto tutto il mondo. Sapete, Pancho ha incontrato il suo compagno nei deserti del Messico e nessuno ha sentito le sue ultime parole ma è così che vanno le cose.
E tutti i Federali dicono che avrebbero potuto catturarlo ogni giorno. Suppongo che lo lasciarono girare in giro solo per gentilezza.
Sollecitato da chi era alla ricerca del significato che stava dietro a Pancho and Lefty, Townes Van Zandt aveva precisato che la canzone sulla storia dei due banditos gli era venuta naturalmente senza particolare preparazione e che il suo Pancho non aveva nulla a che vedere con il bandito rivoluzionario Pancho Villa finito al centro di una fatale imboscata.
Il titolo della canzone suggerisce immediatamente la storia di due fuorilegge ma diventa qualcosa di più profondo man mano si dispiega diventando una meditazione sulle scelte di vita che facciamo, sull’amicizia e sulla morte,
L’altro personaggio in viaggio verso il nulla nei deserti del Messico è Lefty, un eroe da honky tonk che non può più cantare il blues per un danno alla bocca che gli ha procurato Pancho stesso o i Federali con i quali intratteneva rapporti d’affari illeciti.
Lefty non può cantare il blues tutta la notte come faceva, la polvere alzata da Pancho è finita nella bocca di Lefty. Il giorno in cui hanno messo a terra il povero Pancho, Lefty se n’è andato in Ohio dove ha preso il denaro per andarci, nessuno lo sa.
Van Zandt chiude la storia dei due banditi nel suo tipico stile narrativo che indulge alla “dark side of the street“. Nessuno dei protagonisti esce bene di scena, uno impiccato e l’altro vecchio e pieno di rimorsi per aver tradito un amico.
I poeti raccontano come cadde Pancho. Lefty vive in alberghi economici. Il deserto è tranquillo, Cleveland è fredda e così la storia finisce, ci hanno detto. Pancho ha bisogno delle tue preghiere ma conservane alcune anche per Lefty che ha fatto solo quello che doveva fare e adesso sta invecchiando.
Quando nel 1983, Willie Nelson e Merle Haggard pubblicano Pancho and Lefty come singolo estratto dall’omonimo album in cui hanno raccolto e cantato magnificamente insieme alcuni dei loro vecchi brani, erano già entrambi apprezzati esponenti di quella musica popolare che trova le sue origini nel folk rock delle “radici“.
BIG CITY, il trentatreesimo album in studio di Merle Haggard aveva avuto un buon successo commerciale e di critica e si posizionava al terzo posto nella classifica Billboard Country. Willie Nelson aveva alle spalle successi clamorosi come RED HEADED STRANGER e STARDUST, per tre anni nelle classifiche dei multiplatinum records.
Pancho and Lefty portò parecchi dollari nelle tasche di Townes Van Zandt che sperperò per assecondare la sua passione per le sostanze tossiche fino alla morte avvenuta il primo giorno dell’anno come il suo idolo Hank Williams.