L’ho vista in piedi sul prato davanti casa mentre faceva roteare una bacchetta.
Siamo andati insieme a fare un giro, signore, e dieci persone innocenti sono morte.
Non posso dire di essere pentito per le cose che abbiamo fatto, almeno per un po’, signore ci siamo proprio divertiti.
Inizia con queste agghiaccianti parole la prima traccia dell’album crepuscolare, lento e dolente che Bruce Springsteen avrebbe intitolato NEBRASKA.
Nell’autunno del 1981, dopo centoquaranta concerti in America e in Europa per il River Tour, Bruce Springsteen è diventato una star internazionale. Per la prima volta nella sua vita dispone del denaro per affittarsi una casa ed è libero di fare quello che vuole. Ha trentadue anni e nessun legame sentimentale che possa condizionare le sue scelte. La sua famiglia adesso è la E Street Band ma finito il tour ognuno torna alle proprie attività.
Springsteen decide allora di ritornare nel New Jersey dove ha vissuto gli anni della giovinezza, il luogo più adatto, almeno così pensa, per scrivere nuove canzoni che riflettano il mondo che aveva conosciuto e che ancora si portava dentro. Ma fa male i suoi conti perché, lasciati alle spalle i ritmi della vita on the road e l’adrenalina del suonare live, Bruce viene assalito dai fantasmi del passato che ritornano a tormentarlo, gli stessi che ossessionavano suo padre perso nel buio a parlare con i suoi demoni nella cucina dei nonni a Freehold in Randolph Street.
Di giorno nella sua casa di Colts Neck si dedica alle nuove canzoni che registra su di un apparecchio multi tracce e alla sera guarda film noir e comincia a leggere i libri della scrittrice irlandese Flannery O’Connor. Bruce è alla ricerca di nuove fonti d’ispirazione e nei cupi racconti della O’Connor animati da ladri, assassini, ragazze mutilate e predicatori di strada trova i personaggi giusti per descrivere lo stato d’animo di quella fase della sua vita.
Nel giro di poche settimane Springsteen registra su di una cassetta che invia al manager Landau quindici canzoni, dieci delle quali sarebbero entrate in NEBRASKA e trova nella musica acustica di Dylan e Woody Guthrie il giusto mezzo per raccontare le sue nuove storie. Sa perfettamente che abbandonare il rock and roll elettrico da stadio è per lui un rischio e nella lettera che accompagna la cassetta scrive: “ Forse al primo ascolto non ti piaceranno, ho un sacco di idee ma non so dove mi porteranno “.
A primavera raccoglie la band nello studio di registrazione e fa ascoltare ai suoi musicisti la cassetta dei provini. Non tutti sono colpiti positivamente ma iniziano comunque a studiare gli arrangiamenti per rendere il suono più ricco e piacevole all’ascolto però dopo diversi tentativi decidono che le canzoni sono perfette così come impresse nel nastro magnetico con la voce, l’armonica, la chitarra di Springsteen e che non serve altro. Ogni aggiunta si sarebbe scontrata con lo spirito personale dei brani.
L’ispirazione per scrivere “ Starkweather (Nebraska) “ gli viene una notte dopo aver visto Badlands (La rabbia giovane), un film del 1973 diretto da Terrence Malik e basato sulla vicenda di Charles Starkweather e della sua ragazza Caril Ann Fugate, diciotto anni lui, quattordici anni lei che tra il 21 e il 29 gennaio 1958 uccisero dieci persone e percorsero 500 miglia tra il Nebraska e il Wyoming prima di essere arrestati. Le cronache riportano che Starkweather fu giustiziato l’anno seguente all’età di vent’anni.
Nella prima parte del brano Springsteen racconta la storia dell’assassino e della sua giovane compagna aderendo ai fatti per poi virare sul personale quando scrive: “ Mi hanno dichiarato inadatto alla vita, hanno detto che la mia anima verrà scagliata nel grande vuoto. Voglio sapere perché ho fatto quello che ho fatto. C’è una grande cattiveria in questo mondo “.
Deciso ad affrontare i traumi emotivi che avevano originato NEBRASKA, si mise nelle mani di uno psichiatra al quale parlò dei suoi viaggi notturni e chiese ragione del perché i fantasmi di Freehold continuassero ad ossessionarlo.
“ Qualcosa ti è andato male e stai rivangando il passato per rimettere le cose a posto “ fu la risposta dello psichiatra.
“ E’ proprio quello che sto facendo “ disse Bruce.
“ Non ci riuscirai mai “ rispose lo psichiatra.