Sono stato avvolto dalla pioggia, guidato dalla neve, sono ubriaco e sporco ma sono ancora determinato.
Sulla strada a notte fonda ho visto la mia bella Alice in ogni faro luminoso, Alice Dallas Alice.
Vengo da Tucson e vado a Tucumcari, da Tehachapi a Tonapah. Ho guidato ogni tipo di mezzo che sia mai stato costruito. Ho guidato per strade secondarie così da non essere individuato. Se mi dai erba, pasticche di anfetamina, vino e mi fai un cenno sarò ben disposto a mettermi in movimento.
Sono stato preso a calci dal vento, derubato dalla grandine, la mia testa schiacciata ma sono ancora in piedi e determinato.
Ho fatto entrare di contrabbando in Messico armi e clandestini. Sono bruciato dal sole ogni volta che vado in Messico.
Willin’ è l’ennesima canzone del repertorio americano che celebra il mito del viaggio e lo fa raccontando la storia di un camionista che guidando miglia su miglia si sposta dal Texas al New Mexico, dalla California al Nevada. Vino, marijuana e anfetamine sono i generi di conforto che lo sostengono in questo suo sopravvivere sulle interminabili autostrade americane. I suoi non sono viaggi di formazione o ricerca di se stessi, sono fatica vera.
La canzone in forma di ballata country è stata composta da Lowell George, cantante dalla voce simile “alla granella di vaniglia“ secondo l’amico Van Dyke Parks , autore polistrumentista di Los Angeles. Lui li conosceva bene i camionisti perché provvedeva al rifornimento dei loro mezzi quando lavorava presso una stazione di servizio per guadagnarsi qualche dollaro e durante le soste notturne gli raccontavano le loro storie avventurose.
Lowell George, talentuoso ma svogliato, suona molto bene la chitarra slide e canta nei Mothers of Invention di Frank Zappa al quale fa ascoltare Willin’ in anteprima ma ignora che il Duca delle Prugne non avrebbe mai accettato di incidere una canzone in cui c’era un esplicito riferimento alle droghe. Zappa, diversamente da lui, lavorava molte ore al giorno, non si era mai drogato, sigarette Winston a parte, e pretendeva che nessuno dei musicisti che lo circondavano fosse dedito all’uso di qualsivoglia sostanza proibita. Il fatto che Lowell trascorresse alcune ore della giornata fumando marijuana non lo metteva certo in buona luce ai suoi occhi.
Come andò realmente la conversazione tra i due nessuno lo sa ma è certo che Zappa licenzia Lowell George, per lui ha troppo talento per disperderlo in una band di californiani raccolti sotto la sua protezione e lo sprona a formare una sua band originale.
George segue il consiglio e forma i Little Feat con il bassista Roy Estrada, il percussionista Richard Hayward e il pianista Bill Payne che aveva provato a entrare nei Mothers senza riuscirvi. Siamo a Los Angeles nel 1969.
Sarà il produttore Russ Titelman, in fase di crescita dopo aver lavorato alla colonna sonora di Performance con Mick Jagger, a presentare Lowell George e Bill Payne ai responsabili della Warner Bros che danno il loro benestare per la realizzazione di un album che, sono parole di Titelman: “Suonasse al tempo stesso sofisticato ma roots. Il fatto è che, rispetto alla Band, i Little Feat erano molto più orientati al blues“.
Nella varietà di stili musicali delle tracce di Little Feat, l’album eponimo del 1971, figura Willin’ in cui la slide guitar è suonata da un altro virtuoso del bottleneck di nome Ry Cooder da Los Angeles. George era impossibilitato a farlo perché ferito ad una mano. All’ascolto suona come una versione scarna e veloce, sembra quasi un abbozzo non finito. L’album che lo stesso Lowell George definirà “un mosaico incrinato“ vende solo 11.000 copie ma in Warner decidono di dare una seconda opportunità ai Little Feat che non se la lasciano sfuggire.
Nel maggio 1972 esce Sailin’ Shoes e Lowell George ripropone la sua creazione in quella che sarà la versione definitiva. La prima strofa è per lo più parlata da George, è più rallentata della precedente, mette in evidenza il piano di Bill Payne e rende più piacevole il ritornello con belle armonizzazioni vocali. Ma anche in questo caso il destino ci mette lo zampino, George non suona la chitarra solista e le parti affidate a Ry Cooder della prima versione sono ora appannaggio di Sneaky Pete Kleinow. La sua pedal steel guitar si adatta perfettamente al nuovo arrangiamento più aperto e ricco. Un vero paradosso per un classico di tutta la musica americana: l’autore ha fatto mancare il suo contributo alla slide in entrambe le incisioni in studio.
La nuova versione evoca meglio la vita dei camionisti spesa su grandi autocarri, in sosta presso pompe di benzina che appaiono improvvise in spazi sconfinati, cocaina sniffata per non cadere con la faccia sul volante sfiniti dalla stanchezza e donne di incontri furtivi. I camionisti stessi ne faranno il loro inno.
Willin’ non ha scalato le classifiche ma ha richiamato l’attenzione di molti artisti che ne hanno fatto delle reinterpretazioni, alcune di notevole qualità come quelle di Gene Parsons, di Linda Rondstadt molto trasmessa dalle radio, di Commander Cody. I Little Feat ne faranno una versione dal vivo nell’album Waiting for Columbus del 1978 prima che Lowell George lasci il gruppo e, nell’estate 1979, questo mondo stroncato da un attacco cardiaco.