Con questo primo articolo “Pierock“ (pseudonimo di un appassionato fruitore e collezionista di musica e letteratura, desideroso di mantenere la propria privacy) inizia a proporre per Free Zone questo piccolo contenitore a pubblicazione settimanale in cui tratterà le riflessioni e le emozioni che un set di canzoni gli hanno mosso nel corso di una vita di ascolti.
Free Zone ringrazia Pierock per questa disponibilità e per l’apprezzata collaborazione a dimostrazione che il nostro spazio è aperto non solo ai veterani della parola scritta ma anche a lettori ed appassionati che spesso hanno cose da dire molto interessanti perché non filtrate dall’abitudine a “sproloquiare di musica”.
E’ appena terminato un acquazzone estivo e un uomo incontra in un giardino una giovane donna in lacrime. E’ bagnata fradicia e senza scambiarsi una parola, dopo essersi seduto al suo fianco, all’uomo sembra di provare l’immensa tristezza che riempie l’animo della donna.
In un brillante giorno estivo la donna si ripresenta come una creatura infantile e siede accanto al padre e alla madre, il suo volto è illuminato dal sole e sembra colorato di riflessi viola, è la luce di Dio che brilla su di lei e la consuma nell’estasi fino a farla cadere in trance. Le campane suonano nella vicina chiesa e nel giardino si percepisce la presenza del giovane delle Eterne estati.
Dopo che le ha sfiorato dolcemente le guance, la giovane donna rinviene e l’uomo le dice: “ non abbiamo bisogno di guru, di metodo, di maestri bastiamo solo io, te, la natura e il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo in questo giardino umido di pioggia”.
IN THE GARDEN è una delle canzoni dell’album NO GURU, NO METHOD, NO TEACHER che contengono allusioni alla Bibbia e richiami ai personaggi del complesso immaginario che Van Morrison aveva creato nei suoi primi lavori. In questo caso però sembra attribuire la creazione del testo del brano a un’entità astratta venuta in suo soccorso da chissà quale altro mondo.
Confessa: “ Oh sì non l’ho scritta io. Una sera ero seduto nel mio appartamento e una voce mi ha detto: Annota questo!. Allora ho preso un pezzo di carta e ho scritto quello che mi dettava ed era la canzone IN THE GARDEN ”
Giunto al terzo decennio di attività artistica, Van Morrison registra nello Studio D di Sausalito in California il suo secondo capolavoro. Il primo era stato il classico ASTRAL WEEKS del novembre 1968 che le più autorevoli enciclopedie della musica riportano come il più grande album rock mai realizzato.
In ASTRAL WEEKS l’artista irlandese ha impiegato una sofisticata miscela compositiva fatta di folk, jazz e rhythm’n‘blues per creare canzoni personali e complesse che assomigliano più a suite classiche che a brani popolari. Le cronache dicono che il disco sia stato registrato in poco più di due giorni smentendo la comune convinzione che le pietre miliari della musica moderna siano il frutto di lunghe preparazioni e profonde riflessioni artistiche.
Fino alla metà degli anni ’80, Van Morrison era stato in conflitto permanente con il mondo della musica che a suo parere era nelle mani di discografici spregiudicati e popolato da critici incompetenti, spesso pagati per scrivere recensioni negative contro gli artisti che non si piegavano alle regole del sistema.
Van the Man viveva in uno stato di paranoia continua ed era anche infastidito dalle richieste degli spettatori dei suoi concerti che continuavano a chiedergli BROWN EYED GIRL il primo hit da solista del 1968. E’ capitato anche che abbia interrotto bruscamente alcune esibizioni rivolgendosi a muso duro contro il pubblico gridando che la sua musica era soul, jazz e non pop.
Nel mezzo del cammin della sua vita ritrova la retta via e torna a comporre un album con versi ben definiti e melodie potenti che non temono paragoni con quelle create da Morrison in giovane età.
NO GURU, NO METHOD, NO TEACHER diventa il suo ritratto più preciso mai realizzato fino ad allora. I musicisti scelti per le registrazioni sono i migliori che lo abbiano affiancato da un decennio a questa parte e il risultato finale gli assicurò le migliori recensioni degli anni ’80.
L’album fu promosso nel corso di un tour americano e quando le circostanze lo permettevano Van Morrison usò il brano IN THE GARDEN per accompagnare gli spettatori attraverso un processo di meditazione guidata che si proponeva di superare la formula del tradizionale concerto rock e promuovere il potere che la musica ha di far compiere esperienze spirituali. I tentativi, seppure meritevoli, avrebbero lasciato Van the Man deluso e senza ispirazione e lo avrebbero riportato nell’alveo del più confortevole mainstream.