Wajdi Mouawad – Incendi
Titivillus Mostre Editoria - 2009 - Pagg. 128 - Traduzione di Caterina Gozzi

Condividi:

Incendi è la seconda parte di una tetralogia teatrale scritta da Wajdi Mouawad, nato in Libano, ma di cittadinanza canadese, regista e attore oltre che autore teatrale e scrittore del romanzo Anima, edito da Fazi. Da Incendi, è stato tratto il film, candidato al premio Oscar come miglior film straniero 2011, La donna che canta, per la regia di Denis Villeneuve.

Credo di aver letto poche volte qualcosa di altrettanto forte e folgorante e queste poche righe che vi lascio, sento di scriverle in modo molto personale.

La pièce teatrale è veloce, cruda e incredibilmente emozionante.

La storia si svolge tra Canada e un paese medio orientale non specificato, nel quale si susseguono atroci atti di guerra e ritorsioni, una catena infinita di sangue e morte.

Nawal, moderna figura al femminile di un immaginario Edipo, è una adolescente che ama profondamente, come solo a 15 anni si può amare, un suo coetaneo, Wahab, da cui avrà un bambino. La ragazza sarà costretta ad abbandonare il figlio e la sua vita sarà marchiata per sempre da questo dolore, poiché non smetterà mai di cercarlo e, per questo, fuggirà dal suo piccolo paese, raggiungendo la città.

Non voglio raccontare la storia, complessa e molto originale, o forse troppo reale in quei paesi. Mi piace invece esprimere semplicemente le mie emozioni al riguardo.

La confusione delle prime pagine, l’incontro con i due gemelli figli dell’enigmatica Nawal, destinatari del suo testamento, l’incomprensione nei confronti della figura di Nawal, madre rifiutata dai ragazzi, del suo lungo silenzio, delle sue ultime volontà, lo spaesamento che svanisce piano piano in un crescendo di tensione drammatica, la mia mente che prende man mano coscienza dell’incomprensibile, dell’assurdo, dell’inaccettabile.

E io che continuo a leggere senza riuscire a smettere, isolata completamente, persa dentro vite lontane, vite strappate, torturate, violente e violentate, che trovano pace nella soluzione di un dilemma matematico, in una pacificazione che può esistere solo nella verità.

Riprendo a respirare regolarmente dopo lunghe apnee ed emozioni profonde. Il libro si legge in poche ore, ma scrollarselo di dosso richiede tempo.

“Me ne vado Nawal. Per me è finita, la luce sarà presto qui, ma per te Nawal, per te… è solo l’inizio…. Noi, la nostra famiglia, le donne della nostra famiglia, siamo impantanate dalla collera da troppo tempo: ero in collera contro mia madre e tua madre è in collera contro di me quanto tu sei in collera contro di lei. Anche tu lascerai a tua figlia la collera in eredità. Il filo deve essere rotto. Allora impara a leggere, impara a scrivere, impara a contare, impara a parlare. Impara. Poi vattene. […]

Sei il sesso della valle, Nawal. Sei la sua sensualità e il suo odore. Prendili con te e staccati da qui come ci si stacca dal ventre della madre. Impara a leggere, a scrivere, a contare, a parlare: impara a pensare. Nawal. Impara”

Condividi: