Joseph, stretto forte a me. Lui sul portapacchi, a gambe larghe come un cowboy per colpa delle borse. Io chino sul manubrio, la mano destra a tormentare l’acceleratore. Lui con le braccia in aria. Cantava a squarciagola. Canzoni tutte sue, senza testo né musica, parole sghembe suggerite dalla birra.
Gli urli del motore svegliavano la città addormentata.
Mio fratello gridò.
“Così va la vita”.
Non ero mai stato tanto orgoglioso.
Un thriller? Un dramma familiare e psicologico? Un romanzo sociale? Il giorno prima è un po’ di tutto questo.
Sorj Chalandon ha scritto uno splendido romanzo dove tutto sembra scorrere in maniera prevedibile, ma che invece riserva molte sorprese, portando la suspense sino all’ultima pagina. Racconta di un fatto realmente accaduto. Uno dei più grandi incidenti minerari del dopoguerra, al nord della Francia, la mattina del 27 dicembre 1974, un pozzo esplode causando la morte di 42 minatori. Vite sacrificate all’altare del profitto perché, come molto spesso accade, tutto ciò si poteva evitare.
La voce narrante è quella del giovane Michel Flavent che ha due miti: il primo è Michael Delaney, lo Steve McQueen del film Le 24 Ore di Le Mans, il secondo è suo fratello Jojo, che ha scelto di lavorare il carbone anziché la terra, diventando minatore a Liévin.
La notte del 26 dicembre 1974 i due fratelli, per la gioia di Michel, corrono a perdifiato sul Motobecane di Jojo sulle strade ghiacciate che portano alla miniera.
Il giorno dopo, il 27 dicembre 1974 appunto, accade la tragedia.
Jojo morirà il 22 di gennaio.
Gli anni passano e Michel diventa adulto, trova lavoro a Parigi, si sposa e sembra condurre una vita abbastanza felice. Ma il pensiero del fratello morto è un’ossessione e Michel si sente spinto a vendicarne la morte e, alla fine, rimasto solo, decide di tornare al paese per pareggiare i conti con i responsabili dell’incidente alla miniera.
Chalandon ricostruisce meticolosamente il mondo delle miniere attraverso il rumore dei macchinari, la descrizione degli spogliatoi dei minatori e della vita che ruota attorno alla miniera ad iniziare dalle strade grigie, le case fatte di mattoni, il bar ritrovo dei minatori e l’umile vita quotidiana delle famiglie.
Romanzo bellissimo, potente, ricco di colpi scena dove il lettore si trova a dover affrontare temi importanti quali, la giustizia, la vendetta, il lavoro, la colpa e la dignità.
Sorj Chalandon
È nato nel 1952 a Tunisi. È stato per trent’anni corrispondente e giornalista per Liberation, prima di entrare nella squadra di Le Canard Enchainé. Ha coperto i maggiori conflitti del secolo scorso, dal Libano all’Afghanistan. Con i suoi reportage sull’Irlanda del Nord e il processo di Klauss Barbie si è aggiudicato il Prix Albert-Londres nel 1988. Tra i suoi romanzi precedenti Il mio traditore (Mondadori, 2009), Chiederò perdono ai sogni (Keller, 2014), La quarta parete (Keller, 2016), La professione del padre (Keller, 2019).