Un pomeriggio per provare a riassumere in un paio d’ore Paolo Carù, e quanto sia stata una figura dall’importanza fondamentale nello sviluppo di una cultura, quella musicale, che travalica ampiamente i confini di Gallarate e zone limitrofe, per testimoniare quanto sarebbe opportuno da parte delle istituzioni, valorizzare il lavoro compiuto da Paolo a partire dagli anni sessanta, e di come sarebbe auspicabile che il patrimonio costituito da migliaia di album, ma anche libri e Dvd, potesse essere messo a disposizione di quanti abbiano voglia e desiderio di voler accedere ad un archivio dall’importanza straordinaria ed irripetibile.
Per fare ciò, il comune di Gallarate ha accolto e supportato la proposta partita da un caro amico di Paolo, Adelfo Maurizio Forni, che con Carù ha condiviso la passione giovanile per la musica fin dai tempi della scuola elementare, e che per iniziare a lasciare un tassello tangibile di ciò, grazie a Pietro Macchione Editore, ha pubblicato un agile volumetto che racconta succintamente la storia di un amicizia e di una passione condivisa arrivata fino ai giorni nostri.
A far da cornice la splendida struttura del Maga, un vero gioiello. Pubblico numeroso per un sabato pomeriggio che, dopo le parole introduttive e non di circostanza di sindaco e assessora, il saluto dell’assessora alla cultura della regione Lombardia, e della sorella di Anna Carù, Gianna, ha lasciato spazio a Guido Giazzi che, accompagnato dagli inserti musicali ricchi di classe di Fabrizio Poggi ed Enrico Polverari, ha ripercorso le tappe salienti di una storia da protagonista pur preferendo restare sempre un passo indietro. Paolo non amava mettersi in primo piano, e bene ha fatto a ricordare all’inizio Giazzi che se fosse stato per Carù, mai sarebbe stata possibile una giornata in cui si parlava di lui, mai avrebbe voluto avere una celebrazione del genere.
Non era il suo modo d’essere. Ed è vero. E chi scrive lo sa bene, avendo conosciuto e frequentato Paolo dal 1978, visto concerti all’estero, e trascorso una parte della vita scrivendo sul Buscadero. Due ore piacevoli, mai sopra le righe, senza retorica, che sono state un pretesto per presentare il libro ed una vita di un personaggio assolutamente unico, e del quale, tanti di noi, sentiranno la mancanza, perchè andare da Paolo era come entrare in una sorta di “Shelter from the Storm“, nel quale dimenticare la vita di tutti i giorni, per lasciarsi affascinare dalla bellezza della musica.