Satellite Inn – Satellite Inn
Tara Tapes - 2024 DL

Condividi:

Mai dire mai. Cosa avrei potuto pensare leggendo che i Satellite Inn sarebbero tornati addirittura cin un disco nuovo? Come dite? Ah ok: nel caso vi fosse qualche lettore che non dovesse sapere chi siano i Satellite Inn, facciamo un passo indietro. Una band italiana che nel 1997, suonava musica poteva essere sicuramente messa sotto etichette tipo Alt- Country, con un demo iniziale che uscì nel 1994, quando gli Uncle Tupelo suonavano. ed erano uno dei gruppi più amati e seguiti del genere di cui sopra, mentre i Whiskeytown erano ancora una sconosciuta bar band , proprio come loro. La differenza era che i Satellite Inn arrivavano da Forlì, mentre la band di Ryan Adams era a  Jacksonville, in Florida. In quel 1997 la  MoodFood Records vede emigrare i Whiskeytown sotto le ali della Geffen Records, mettendo sotto contratto i Satellite Inn

Il debutto arriva con Cold Morning Songs pubblicato  nell’ottobre del 1998, ottenendo recensioni positive sulla scena locale e anche a livello internazionale. L’anno successivo, il College Music Journal li seleziona per il CMJ Fest di New York City, dove il quartetto inizia il suo tour inaugurale sulla East Coast al Luna Lounge. Nel 2001 suonano al SXSW, oltre a un mini-tour sulla West Coast, mentre il leader della band e principale autore delle canzoni, Stiv Cantarelli, attraversa l’oceano per si trasferisi a Boston. La via sembra tracciata ma, come avvenuto in altre occasioni, ecco che la MoodFood Records fallisce ponendo fine al sogno di Cantarelli e soci, costringendoli a ripartire dalla loro terra di origine, dove Stiv è tornato prima del fatidico 11 settembre.

Fino al 2007 la band continua la sua attività fino allo scioglimento. I membri prendono strade diverse e Stiv pubblica un disco, Innerstate (El Cortez Records),  in cui appare Villy Vlautin dei Richmond Fontaine (prima quindi dei Delines). In seguito, Stiv avrebbe fatto suonato nel Regno Unito con i gruppi punk-blues come The Silent Strangers e James Dean Hangover. Il Covid con le sue conseguenze globali colpisce e Cantarelli, approfittando del lockdown, impara  a suonare il pianoforte componendo  molte nuove canzoni. Un paio di anni dopo, Stiv suona quelle canzoni ad uno dei membri originali dei Satellite Inn, il bassista Fabrizio Gramellini, per giungere poco dopo a ritrovare anche  il loro vecchio batterista Antonio Perugini. Con il passare delle prove, la ricerca di un nuovo/vecchio suono ha dato vita a una serie di demo. Facendo ascoltare i nastri agli amici, è stato suggerito come “suonassero come i Satellite Inn di una volta”.

Da qui il nuovissimo album, al momento disponibile solo in formato digitale, ma presto dovrebbe vedere la luce la copia in CD, e qui si torna all’inizio. Mai dire mai! Non sembrano essere passati trent’anni da quei giorni in cui la band sembrava destinata ad un diverso destino. Ma se il fato non è venuto in soccorso ai nostri, la qualità della musica rimane eccellente. Satellite Inn avrebbe potuto intitolarsi, forse, Bringing It All Back Home, perchè le nove canzoni in trentasei minuti sembrano proprio voler riprendere quanto lasciato in sospeso per ricrearne la magia, avvolgendo il sound di un che di deliziosa nostalgia per un tempo contrassegnato da qualcosa che oggi è difficile ascoltare, ma che all’epoca fu colonna sonora di un a generazione che rimase abbagliata dal sound prodotto da tutta una serie di gruppi.

Basta lasciarsi cullare dall’apertura della bella Bury the Ashes, e l’istinto dei più avvezzi a queste sonorità avrà di che destarsi. Ma non solo, perchè Going to Wilmington, è imbevuta di suggestioni che rimandano ancora più indietro, quando Green On Red & co. facevano sfracelli nei cuori, o i Richmond Fontaine prima citati fanno capolino nella stupenda Carry On, Banjamin, impreziosita dalla lap-steel ad appannaggio di Roberto Villa, che il disco lo ha anche prodotto e mixato. Cito ancora una meravigliosa Wayfairing Angel che ti entra nel cuore e lo cattura irrimediabilmente.

Quello che i Satellite Inn hanno fatto con questo album è uno di quei lavori che, forse, i componenti della band hanno visto come una semplice occasione per tornare sulla scena, e che invece è uno dei dischi, più belli usciti in questo 2024.

Tracce

Bury The Ashes

Two Old Brothers

Carry On, Benjamin

Wayfairing Angel

Sam

Happy To Survive

The Dead Believers

Going To Wilmington

One Last Look And I’m Gone

 

 

 

 

Condividi: