Paul Muldoon
Il principe del quotidiano

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POETICA

Paul Muldoon, nato nel 1951,  è una tra le principali figure poetiche internazionali degli ultimi cinquant’anni, definito “il più significativo poeta di lingua inglese nato dopo la seconda guerra mondiale”.

Originario di Portadown, nell’Irlanda del Nord, cresce in una famiglia di confessione cattolica, aderendo al Belfast Group che annovera tra gli altri il premio nobel Seamus Heaney, di cui diventa allievo alla Queens’ University. Segnalatosi già dalla sua prima silloge per la sua particolarità nel panorama della letteratura anglofona, Muldoon unisce la sensibilità cattolica irlandese alla più alta tradizione artistica inglese.

Nel 2003, al culmine della sua carriera accademica condotta negli Stati Uniti,  si aggiudica il prestigioso Premio Pulitzer per la Poesia.

Un’attività multiforme, la sua, che lo ha condotto a scrivere anche testi per canzoni e libri per l’infanzia; meritano di essere citate, per quanto concerne la scrittura di testi per canzoni, le sue collaborazioni con Warren Zevon, Paul Mc Cartney, Paul Simon ed i Wayside Shrines.

Oltre ad essere una delle voci poetiche di maggior spessore del ‘900, è senza dubbio anche una delle più originali, grazie alla sua prerogativa di riuscire a creare suggestioni mediante l’artificio della parola, servendosi della sua predisposizione naturale ad individuare associazioni tra le parole e le concrezioni dell’immaginario.

Ciò non deve però far necessariamente pensare ad una scrittura elitaria o intellettualistica, privilegiando invece Muldoon, un registro linguistico apparentemente chiaro, lineare, grazie anche alla predilezione per un tono compositivo narrativo, modello molto diffuso nella poesia anglofona del ‘900, che spesso rasenta il racconto breve, ma sempre valorizzando la metafora poetica

L’esperienza poetica di Muldoon, prende l’avvio dalla descrizione del circostante, con riferimenti fisici ed umani precisi, tratti dal vissuto personale della sua realtà di provenienza, evidenziando la sua capacità di inquadrare la realtà come dietro una lente;  ma quello che potrebbe apparire un puro inventario etnografico, è in realtà una sorta di campionario universale della condizione umana, sorpresa dall’inquadratura  del poeta, negli anfratti della quotidianità. Proprio da questa sua caratteristica è scaturita la definizione attribuitagli di Prince of the quotidian,  “Principe del quotidiano”.

Fra i nuclei tematici attorno ai quali si dipana questo motivo conduttore della poetica muldooniana, c’è sicuramente quello dell’interculturalità, che è del resto una caratteristica della società irlandese, da sempre esposta a varie influenze ed interazioni etniche. Una delle maggiori tracce in questo senso nella società e nella storia nord irlandese è quella dei matrimoni misti, fra britannici ed irlandesi, che a sua volta rimanda più indietro ai rapporti fra il cristianesimo di importazione romana e la radice pagana celtica; non è un caso che una delle poesie più intense della prima fase della sua produzione, contenuta nella seconda raccolta dal titolo Mules, pubblicata nel 1977, si intitoli, appunto, Il matrimonio misto.

D’altronde, la produzione letteraria irlandese, ma per ovvie ragioni soprattutto quella poetica, ha da sempre dovuto fare i conti con il tema dell’incrocio di culture, coniugato nella dimensione linguistico/politica, a causa del dilemma creato dall’assimilazione culturale a favore dell’inglese, la lingua dei conquistatori,  ma che al tempo stesso è però divenuta la lingua d’uso quotidiana e non solo poetica, della comunità irlandese, rendendo ormai desueto l’uso dal gaelico. Non va peraltro dimenticato,  che l’adozione di quest’ultimo, nei circoli intellettuali in cui viene propugnato, risente anche di un angusto limite provincialistico, da cui la maggior parte degli scrittori tende evidentemente a prendere le distanza.

Un altro componimento emblematico dell’innata qualità di Muldoon, nel saper rintracciare le concrezioni della storia tra i meandri del quotidiano,  è Anseo, dalla raccolta Why Brownlee left,  che si rifà alle sue reminiscenze scolastiche,  per entrare nelle pieghe della psicologia del vissuto nell’Ulster straziato dalla guerra intestina e comprendere come le cause degli scontri culturali agiscano spesso mediante sottili meccanismi del profondo.

Peraltro il tema dei confronti/contrasti fra culture (etniche o di estrazione sociale e religiosa) e dei suoi esiti “produttivi” nel quotidiano, viene successivamente ripreso e dilatato nell’analisi muldooniana,  proiettandolo su uno spettro più ampio, come dimostra ad esempio la sua raccolta Meeting the british del 1987,  trattando della conquista britannica del nord America.

Notevole in Muldoon è anche la pluralità di stimoli espressivi e culturali ai quali si ispira e che divengono una costante della sua produzione, rifacendosi a romanzi d’avventura, film western, al mondo dei fumetti e della televisione e soprattutto alla sua grande passione per la musica rock.

Ben si comprende quindi, la predilezione del poeta nord-irlandese per il genere della poesia narrativa, data l’ampiezza del verso che permette un’estensione dei nuclei tematici trattati ed un’estensione di tonalità poetica, che esalti ad un tempo la sua qualità descrittiva e la sua efficacissima ironia.

 

POESIE

 

IL MATRIMONIO MISTO

Mio padre era un bracciante.

Lasciò la scuola a otto o nove anni

E prese roncola e zappa per dissodare

La terra che mai avrebbe posseduto.

 

Mia madre era la maestra,

Il mondo di Castore e Polluce.

Aveva appunto due gemelli in classe.

Che non riusciva mai a distinguere.

 

Lei aveva letto un volume di Proust,

Lui sapeva curare la scabbia.

Io svolazzavo tra una breccia nella fratta

E una stanza nel Quartiere Latino.

 

Sparecchiata la tavola dopo cena,

Lei apriva Gli Atti degli Apostoli,

Le Favole di Esopo, I viaggi di Gulliver.

Poi lo precedeva a letto.

 

Mio padre allora abbassava la luce

E tornava alla caccia col furetto

O alle fazioni l’una contro l’altra,

I Ribbon Boys, i Caravats.

 

ANSEO

All’appello del maestro

Alla scuola di Collegelands

Si doveva rispondere Anseo

e alzare la mano.

Anseo, ovvero qui, qui e ora,

Presente e a posto,

È la prima parola d’irlandese

Che ho appreso.

L’ultimo nome sul registro

era quello di Joseph Mary Plunkett Ward

Quasi sempre seguito dal silenzio,

Sguardi d’intesa, un ammicco,

Un cenno, l’amenità del maestro col capo e la battuta del maestro

“E dov’è il nostro minore sotto tutela”?

 

Ricordo che al suo ritorno

Il maestro lo spedì,

tra i cespugli a

Scegliersi e tagliare

La bacchetta con cui l’avrebbe picchiato.

Poi non ci fu più bisogno di dirglielo

Arrivava tranquillo

Con una verga di frassino o salice

O quella di nocciolo infine

Ridotta con il coltello a una frusta,

Con volute laccate di rosso e di giallo,

Levigata e lucida,

E così finemente lavorata

Che vi aveva inciso le iniziali.

 

L’ultima volta che l’ho visto

Joseph Mary Plunkett Ward

Era in un pub al confine irlandese.

Viveva alla macchia

In un campo segreto

Dall’altra parte dei monti.

Combatteva per l’Irlanda

Impegnato in azione.

E mi disse, Joe Ward,

di aver fatto carriera

Da furiere a comandante:

Ogni mattina all’adunata

i volontari  all’appello

rispondevano Anseo

alzando la mano.

 

INCONTRO CON GLI INGLESI

Incontrammo gli inglesi nel cuore dell’inverno.

Il cielo lavanda

 

E blu lavanda la neve.

Sentivo, più a valle,

 

Il fragore della confluenza di due fiumi

(entrambi gelati)

 

e, non meno strano,

mi ritrovai a gridare in francese

 

in mezzo alla radura

della foresta. Né Il generale Jeffrey Armherst

 

né il colonnello Henry Bouquet

potevano digerire il nostro tabacco di salice.

 

Quell’insolito profumo

poi quando il colonnello sbatté il

 

fazzoletto: C’est la lavande,

une fleur mauve comme le ciel.

 

Ci diedero sei ami da pesca

e due coperte ricamate di vaiolo.

 

Consiglio di lettura dell’autore

Esiste un’unica selezione in italiano della produzione poetica di Muldoon, ed è l’antologia dal titolo Poesie, edita da Mondadori nel 2008 , a cura di Luca Guerneri, grande traduttore di poesia dall’inglese e profondo conoscitore della poetica muldooniana.

Preciso che, per la traduzione dei brani riportati in questa breve antologia, ho preferito fare riferimento alla traduzione di Giovanni Pillonca e Riccardo Duranti, tratta dall’articolo pubblicato sulla rivista internazionale Poesia, del Marzo 2000.

Essendo Muldoon, un poeta dalle mille sfaccettature e caratterizzato da un’attività poetica lunga ed articolata, è consigliabile partire da una raccolta antologica che permetta di apprezzare la sua poliedricità e la complessità. Inoltre, pur essendo facilmente reperibile l’intero corpus delle pubblicazioni in lingua inglese,  va detto che avventurarsi nelle lettura diretta in lingua originale delle poesie di Muldoon, è compito estremamente arduo, proprio per la sua particolare modalità di continua scomposizione e ricomposizione della materia linguistica.

Ad ogni modo, per chi volesse provarci, non si può prescindere dalla lettura delle raccolte dal titolo rispettivamente Mules e Meeting the British.

Oltre all’ampia selezione di Poesie, è disponibile anche la traduzione di un’opera specifica di Muldoon in italiano: si tratta di Moy sand and gravel, apparsa nel 2002 per i tipi di Guanda, con il titolo di Sabbia.

 

 

 

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