Domanda: Definisci elegante. Risposta: Paolo Zangara con Scusi, dov’è il bar? Ok, ok, non proprio un inizio usuale. Eppure questo è quello che ho pensato non appena finito una serie di ascolti di questo primo album solo di Paolo Zangara che, grazie anche ai musicisti coinvolti, in alcuni casi figure di assoluto rilievo del jazz indigeno come Roberto Talamona alla chitarra, Mauro Brunini a tromba e filicorno, Tarcisio Olgiati al sax, Pier Tarantino alla batteria, Francesca Morandi al contrabbasso, Lelia Rossi ed Elisabetta Girola ai cori, Mauro Banfi al pianoforte. A loro va aggiunto il prezioso apporto di Lory Muratti alla produzione del disco. Un lavoro prezioso che restituisce all’ascoltatore, l’afflato di un tempo ormai lontano, con un cantato classico ed al tempo stesso evocativo di un epoca in cui i dischi si facevano seguendo linee musicali canoniche, eppure rimaste nel tempo.
Se da una parte Paolo Zangara, che non conoscevo (anche se discograficamente ha una storia piuttosto lunga ed articolata), prima di imbattermi in questo album se non per il fatto di essere titolare di un locale decisamente interessante come il Circolo Culturale Black Inside di Lonate Ceppino (Va), rimanda ad un cantautorato classico che mi ha dato l’idea che Tenco possa essere un chiaro riferimento (peraltro citato insieme a Ciampi, Mina ed Endrigo in Sono Quel Che Sono), d’altro canto è la partitura musicale sulla quale poggiano i testi, tutti di Paolo, con quella tromba di Mauro Brunini, che fa da contrappunto, a mio avviso, basilare nelle canzoni di questo lavoro, che a tratti rimanda al mood melanconico del grande trombettista americano.
Otto canzoni che narrano storie della vita di tutti i giorni, dove donne, tristezze, malinconie (bellissima in questo senso l’iniziale Silenzi Irrequieti), ed anche i bar del titolo. (Giorni e Notti), ci danno quella netta sensazione di avere davanti un artista che è n una sorta di nicchia musicale, ma che in essa trae linfa vitale per creare e proporre le proprie canzoni. Un po come, mi si perdoni il paragone, nell’America degli anni della “British invasion”, dove era la musica rock a dominare la scena e al jazz non resta che muoversi in un terreno fattosi circoscritto e delimitato.
Un disco da ascoltare, lasciando che le canzoni prendano forma, conquistando stupore prima ed applausi a seguire, senza voler abbandonare il lettore CD. Fatevi conquistare dall’eleganza raffinata di Paolo Zangara e dei suoi musicisti. Resterete contenti.
Tracce
Silenzi Irrequieti
Non Mi Sembrava Un Capriccio
Dall’altra Parte del Mare
Giorni e Notti
Parole
Sono Quel che Sono
Una Corsa
Senza Meta