Si sa che pubblicare un disco, spesso, ha il valore di fermare un momento, di fare il punto della situazione, di rendere conto dello stato dell’arte, di fotografare una fase dell’artista, magari per chiuderla. Altre volte capita, come nel caso di Half & Half di Mauro Ferrarese, che un album racconti le cose in movimento, le mostri proprio mentre si trasformano.
Se prendete per esempio “Still Walkin’”, che già dava il titolo all’album precedente, qui vedete come, palco dopo palco, con Max Prandi alla batteria e alla voce, sia diventata una grande folk song (perché nel pantheon del chitarrista, insieme ai maestri del blues, ci sono i grandi folksinger). Ancora dall’album di due anni fa, osservate come ritorna qui “Is Anybody Out There”, irriconoscibile anche nel titolo (si chiama “Same Ol’ Question”) trasfigurata in un fosco blues in stile delta, col basso ostinato, che conserva dell’altra il testo e un’eco lontana. O prendete “Let It Burn”, composta tre anni fa per il progetto “Venti storie in musica” della Rappresentanza in Italia della Commissione europea con l’Italian Blues Union: un musicista per ciascuna regione contribuiva con un brano originale ispirato alla pandemia, e Mauro (rappresentante del Trentino Alto Adige) aveva sfoderato un blues sulla morte e sul ricordo, che solo pochi mesi fa ascoltavamo in una versione completamente diversa (vedi il video in fondo, registrato al “suo” Bloom). Qui si fa cupa e dolente, quasi cavernosa, con i bassi della chitarra accordati qualche tono più giù e il contrabbasso a darle struttura, sia armonica che ritmica.
Perché se Ferrarese si trova a proprio agio anche nella dimensione solista (il titolo del cd allude al fatto che i brani sono in parte eseguiti con gli amici, in parte in solitudine, anche se la proporzione non è proprio metà e metà), è soprattutto nel fare musica coi colleghi sul palco che le idee si mescolano e le canzoni cambiano pelle. I compagni di strada qui sono Max Prandi che fornisce la ritmica e in alcuni casi aggiunge la propria voce a quella di Mauro; Charlie Cinelli che suona il contrabbasso e nel suo studio in Val Trompia ha registrato la maggior parte dei brani suonati in ensemble (mentre a casa Ferrarese sono stati registrati quelli con chitarra e voce); Marco Pandolfi che porta in due brani il fraseggio strepitoso della sua armonica (anche qui si ricompone un’alleanza che ha macinato chissà quanti chilometri); Ale Porro che ha mixato tutte le tracce dopo averci messo di suo il contrabbasso e lo studio di registrazione per “Come Out The Wilderness”.
E a questo proposito, il cd contiene anche una fondamentale testimonianza di come Ferrarese sia in grado di guadagnarsi stima e rispetto nel suo campo: è la traccia a sorpresa di cui si favoleggiava nell’attesa di Half & Half, l’undicesima traccia del cd, seminascosta (in copertina figura come seconda parte della numero dieci) ed enigmaticamente intitolata “M. & M.”. La sigla vuol dire niente di meno che “Mauro e Mavis”, o l’inverso, ma sì, “Mavis” è proprio Mavis Staples: è il 15 dicembre 2005, alla Convention Italiana di Gospel di Somma Lombardo la cantante di Chicago si è esibita la sera precedente; Ferrarese le domanda se le vada di salire sul palco per condividere “Will The Circle Be Unbroken” nel suo set di quel giorno, lei accetta e oggi, dopo diciotto anni, il chitarrista si gode la gioia di rendere pubblica quella registrazione e noi quella di ascoltarla.
Sette sono i brani originali, accanto a “I’ve got to know” di Woody Guthrie (non so se mi spiego: “Why do your war boats ride on my waters? Why do your death bombs fall from my skies?”, per dire come, anche nella scelta dei classici da reinterpretare, Ferrarese si comporti come un autore che voglia dire qualcosa sul presente) e ai tradizionali “Tryin’ To Get Home” e “Come Out The Wilderness” (oltre alla traccia live con Mavis Staples). Non chiamatele cover, però, perché il modo in cui Ferrarese si avvicina a questo repertorio non ha tanto a che vedere con la riproposizione quanto con un intervento attivo e creativo. Potete cercare riferimenti a quella o a quell’altra versione, potete stare lì a domandarvi se “Tryin’ To Get Home” assomigli più a quella di Gary Davis o a quella di Blind Willie McTell, ma Ferrarese è sempre da un’altra parte. Lui la lezione dei grandi l’ha fatta propria non per imitarli ma per dire la sua e per pensare da autore anche quando suona un classico. Ha la sua sei corde, la dodici, la resofonica, il banjo, e ha la sua voce formidabile. Ha le sue dita e ha il bottleneck. E ha il blues e il gospel. E non sai mai come metterà insieme le cose la prossima volta.
Half & Half è il lavoro di un artista che puoi stimare per la sua profonda conoscenza del blues, oppure per il suo talento da interprete, o ancora per la scrittura nuova e antica, e sempre affascinante. Ma il punto è che nel caso di un musicista come Mauro Ferrarese davvero non è possibile separare tutti questi aspetti, perché vivono gli uni negli altri. A tenerli insieme sono l’amore e il rispetto per la musica, è quel senso di necessità per cui quest’album esce così, in silenzio, senza una promozione che non sia andare a suonarlo in giro e senza alcuna riverenza per qualche regola non dico del marketing ma nemmeno del buon senso. Come se la ragione ultima del fare musica fosse fare musica.
Il modo in cui è scritto, il modo in cui è cantato, il modo in cui è suonato, sono il riflesso di quello spirito. E insomma, quant’è bello Half & Half.
Tracce
Another train
New weary blues
Let it burn
The same old question
Last job
I’ve got to know
Still walkin’
New stranger blues
Tryin’ to get home
Come out the wilderness – M&M