Marco Cantini – Zero moltiplica tutto
Radici Music Records - CD (2023)

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Canzone d’autore, cantautori classici … hanno ancora senso oggi queste definizioni ? io credo di si in quanto ancora una buona fetta di ascoltatori è legato a quel cantautorato che ha caratterizzato i decenni d’oro della musica, quelli che vanno dalla fine dei ’50 sino al nuovo millennio, non solo, ci sono anche molti giovani e artisti che ascoltano e prendono a modello i grandi di quell’epoca.

Ecco se questo assunto  vale, allora il 47enne fiorentino Marco Cantini può essere annoverato tra i migliori “cantautori classici” della sua generazione. Egli giunge al quarto disco in  quindici anni di attività discografica e con questo Zero moltiplica tutto ribadisce e afferma  una maturità di scrittura che già era evidente nel precedente La febbre incendiaria (2018) (liberamente ispirato alla Storia di Elsa Morante) ma che nel nuovo lavoro si fa ancora più esplicita grazie a canzoni tutte dall’importante  peso specifico.

I  riferimenti compositivi si confermano  quelli dei suoi ascolti giovanili ovvero  Guccini, Lolli, De Andrè su tutti ma traspare anche una spiccata propria  personalità che si esplica a tutto tondo grazie a testi cospicui ed arrangiamenti di gran pregio grazie a sonorità americane innescate  dal coinvolgimento di musicisti di vaglia che hanno introitato, nei loro percorsi artistici, i dettami musicali di oltre oceano.

I temi trattati nelle canzoni sono di natura storico-letteraria e politico-sociale oltre a riferimenti  di vita personale dello stesso autore. Il senso del titolo dell’album ci viene disvelato  dalle parole dello stesso Cantini:

Il titolo, Zero moltiplica tutto, intercetta il cataclisma che stiamo vivendo: la depressione di massa, anni di politiche sbagliate, precarietà del lavoro, privatizzazioni. Come dire che qualsiasi cosa, qualsiasi sforzo o velleità di cambiamento, moltiplicato per zero si annulla sempre. Se poi si tratti di un azzeramento finale prima della catastrofe, o di un ripartire dal nulla per tornare a costruire, è un interrogativo che mi piace lasciare agli ascoltatori. E poi in questo titolo ci sono anche dei riferimenti all’autobiografismo più doloroso, ho perso entrambi i genitori negli ultimi tre anni, con almeno tre brani che parlano di questo (“quello che segue”, “fiori”, “madre”).

In ogni caso il filo conduttore si lega ancora una volta attorno alle vite dei vinti, e gli oppressi restano al centro della mia ricerca: sono fatti storici strettamente necessari a raccontare il presente”.

All’ascolto emergono brani davvero emozionanti come l’iniziale durissima e fustigatrice  Il declino (introduzione) oppure  Ballon D’Essai che di fatto rappresentano invettive contro individualismo e guasti della società dei social dominata dagli odiatori e da una politica globale di discriminazioni etniche, culturali  ed economiche.

Con Quello che segue l’autore ci conduce nella sfera personale legata alla perdita e devo dire che da tempo una canzone non mi commuoveva così, infatti, oltre a un testo delicato e potente, l’arrangiamento musicale è vincente e la lunga coda solistica con le scudisciate dell’elettrica di Riccardo Galardini  genera  un groppo alla gola e inumidisce gli occhi, pezzo magnifico! Si tratta, a mio personale gusto, del  livello più alto raggiunto in un disco che complessivamente sta sopra la media degli ascolti dall’inizio alla fine.

Accennavo ai riferimenti artistico letterari  e a quel proposito  come non citare un trittico di splendide canzoni come Modigliani, che narra di una lettera di commiato mai scritta a Utrillo o l’intensa Flora Tristan , riferita alla omonima scrittrice e femminista ante litteram  (nonna di Paul Gauguin) oppure  la “Faberiana” Milionari di Lacrime, altro episodio di intensità e bellezza. C’è spazio anche per la dolcissima  Madre in cui  Marco, accompagnato da un evocativo violoncello e da arpeggi di chitarra classica,  rende pubblico l’amore verso la figura materna e il dolore per il commiato vissuto mentre chi gli ha dato la vita lascia la vita terrena.

Una sola cover, con il bell’arrangiamento ritmato di  Camminando e cantando, canzone scritta contro il regime dal compositore brasiliano  Gerardo Vandré (1968) e il testo italiano di Sergio Endrigo.

Il disco termina duramente (come peraltro era iniziato) con la parte conclusiva del Il Declino, in pratica uno schiaffo sull’altra guancia che mischia amore per una donna con la quale si è condiviso tutto e termina con il tema dell’azzeramento della memoria comune.

Zero moltiplica tutto, in questo tempo marcio, rappresenta un ancoraggio culturale che lo rende indispensabile per chi preferisce non avere  confidenza con le canzonette.

Un plauso ai musicisti coinvolti, notevolissimo  il loro lavoro. Una menzione particolare va ad Aldo Coppola Neri, un editore artigiano innamorato della musica  che, con la sua etichetta  Radici Music Records produce album curatissimi fin dal raffinato packaging cartonato adottato nel 2004,  e dischi eccellenti a cui sottendono un’accurata selezione degli artisti pubblicati e, soprattutto, il valore intrinseco  delle loro opere. Magnifica grafica della cover e del booklet interno a cura del pittore e cineasta  Gianni Dorigo.

MUSICISTI:

Marco Cantini: Voce, Chitarra Acustica

Riccardo Galardini: Chitarra Elettrica, Chitarra Acustica, Chitarra Acustica 12 Corde, Vihhuela

Lele Fontana: Organo Hammond, Melodica, Piano, Organo Rhodes

Ginfilippo Boni: Organo Rhodes, Piano

Claudio Giovagnoli: Sax Tenore, Sax Soprano

Lorenzo Forti: Basso Elettrico

Fabrizio Morganti: Batteria, Shaker

Silvia Conti: Cori

Andrea Beninati: Violoncelli

Francesco “Fry” Moneti: Violino Acustico, Violino Elettrico

Carlotta Vettori: Flauto Traverso

Roberto Beneventi: Fisarmonica

Priscilla Helena Boaretti: Cori

Serena Benvenuti: Cori

Tracce:

Il Declino ( Introduzione)

Modigliani

Ballon D’Essai

Quello Che Segue

Flora Tristan

Fiori

Milionari Di Lacrime

Aventino

Camminando e Cantando (Pra Nâo Dizer Nâo Falei Das Flôres)

Madre

Il Declino (Conclusione)

A questo punto non mi rimane che aggiungere la bella descrizione brano per brano a cura di Marco Cantini.

Zero moltiplica tutto” – track by track

1 – IL DECLINO (INTRODUZIONE)

L’album si apre con la prima parte di un unico brano, diviso in due segmenti (introduzione e conclusione), omaggio allo scrittore Stefano Tassinari. Qui il sentimento privato della perdita si unisce a quello pubblico di un’identità collettiva da difendere. La contrapposizione all’azione sempre più individualizzata della società contemporanea, all’individualismo estremo e al concetto di libertà come mera indipendenza personale, è un diario minimo di stagioni vissute in prima linea, nel quale riaffiorano i ricordi di un’amicizia.

2 – MODIGLIANI

Immaginare una lettera di commiato (mai scritta) di Amedeo Modigliani, ormai minato dalla tisi, indirizzata all’amico – compagno di sbronze e di reciproci soccorsi – Maurice Utrillo, e all’amata Jeanne. Se è vero che l’essenza di chi si è, può cominciare a esistere solo quando la vita se ne va, non lasciandosi dietro che una storia. Dove riecheggiano le letture di Modì, soprattutto Baudelaire e Lautréamont, la furibonda lite con Diego Rivera (“Le paysage n’existe pas”), il rifugio nei paradisi artificiali cari a Picasso, Max Jacob, Apollinaire, ed il tragico epilogo consegnato alla Storia.

3 – BALLON D’ESSAI

Nell’era della diffusione dei social media, dilagano gli odiatori di culture, gli oppressori dei deboli, i servi dei forti. Impercettibile e inarticolabile, è per loro, il dolore delle vittime. Si annidano nella crescente analfabetizzazione emotiva, nei deficit radicali di empatia, dove restano sempreverdi termini come violazione e invasione, espressioni ultra-identitarie di chi giustifica discriminazioni e violenze, nega la necessità di salvare vite umane in mare aperto, narra ossessivamente di oscuri interessi, blatera di patria e confini da difendere.

4 – QUELLO CHE SEGUE

Percepire di allontanarsi dalla propria appartenenza e provenienza: l’addio, la fine delle testimonianze. Nel passato che torna alla mente, nel cuore che rattrappisce. Istantanee che non sorreggono la memoria, ma pian piano la sostituiscono.

5 – FLORA TRISTAN

L’odissea personale della scrittrice Flora Tristan (nonna di Paul Gauguin), autrice di “Memorie e peregrinazioni di una paria”, uscito nel 1838. La sua breve vita fu dedita al tentativo di riorganizzazione pacifica della società, su linee di cooperazione che prevedessero l’emancipazione della donna e la parità tra i sessi, considerandoli prerequisiti essenziali per la liberazione della classe lavoratrice e per il raggiungimento di una società armoniosa.

6 – FIORI

Gli accadimenti spostano l’asse della vita, e delle vite intorno per sempre. Lasciando un tempo incredulo, in cui tutto sembra senza appello e senza riscatto. Al mio tempo, alla mia famiglia, alle mie radici.

7 – MILIONARI DI LACRIME

Canzone per Pablo Neruda, viaggiatore senza sosta di una nave immemoriale. Dove ogni nuovo luogo doveva alimentare nuove radici, senza essere un semplice passaggio. La guerra di Spagna, i genocidi, le lotte antifasciste: avvenimenti cruciali che muteranno radicalmente il registro della sua poetica. La tensione verso il mondo, il bisogno di sporcarsi le mani, il legame naturale fra opera ed esistenza. La poesia che entra in contatto con la dura materialità del reale, che si trasfigura nelle pieghe del sociale, e può diventare un’arma.

8 – AVENTINO

Tra le pagine più buie della storia italiana, i fatti che ispirano questo breve brano: la cosiddetta “secessione dell’Aventino” (riferimento a un episodio della storia romana antica), quel che ne conseguì, e i parallelismi con alcuni tratti distintivi oggi tristemente sempre in voga. Laddove il nazionalismo contagia la mente collettiva, e la guerra si prepara in ogni nicchia.

9 – CAMMINANDO E CANTANDO (PRA NÃO DIZER QUE NÃO FALEI DAS FLORES)

L’unica cover dell’album è la versione italiana di un’importante canzone brasiliana, “Pra não dizer que não falei das flores” (nota anche come “Caminhando”) composta da Geraldo Vandré nel 1968 contro il regime militare, e all’epoca immediatamente censurata: poco dopo l’uscita del brano, Vandré venne costretto all’esilio. Lo stesso anno Sergio Endrigo partecipò a Canzonissima con una fedele e accurata traduzione del testo, a cui dette il titolo “Camminando e cantando”.

10 – MADRE

La descrizione degli ultimi giorni con mia madre, la sublimazione del dolore in pochi versi.

11 – IL DECLINO (CONCLUSIONE)

Reprise della canzone di apertura del disco. Ci si rivolge stavolta ad una donna, con la quale si sono condivisi sogni e ideali, ma sullo sfondo resta l’azzeramento della memoria comune: le stagioni drammatiche passate uniti nello stesso amore, curvi sotto lo stesso giogo. Oggi ormai lontani dalle cause e dagli effetti, ma consapevoli che nessuna rivoluzione potrà fermare la barbarie (dove la volontà umana ha perso il comando sull’evoluzione). È questo il cuore che va in gola e non riscende giù.

BIOGRAFIA:

Marco Cantini nasce a Firenze il 19 agosto 1976. L’esordio discografico arriva nel dicembre 2010 con “Sosta d’insetto” (Soundrecords), prodotto dal chitarrista Lorenzo Piscopo. Il 4 aprile 2016 esce il secondo album, un concept storico-generazionale dal titolo “Siamo noi quelli che aspettavamo”(RadiciMusic Records), prodotto dallo stesso Cantini e da Gianfilippo Boni: il disco vanta una serie di importanti collaborazioni come Erriquez (Bandabardò), Luca Lanzi (Casa del Vento), Silvia Conti, Massimiliano Larocca, Riccardo Galardini e Francesco “Fry” Moneti (Modena City Ramblers). Numerosi portali musicali recensiscono l’opera: il sito Storia della musica lo inserisce tra i migliori album italiani del 2016, Distorsioni lo giudica miglior disco italiano dell’anno. Nel 2017 partecipa all’album “A piedi nudi (psichedeliche ipnotiche nudità)” di Silvia Conti. Il 15 ottobre 2018 esce “La febbre incendiaria” (RadiciMusic Records), un nuovo concept liberamente ispirato al romanzo “La Storia” di Elsa Morante, che vede ancora una volta Gianfilippo Boni affiancare Cantini nella produzione artistica. Nel disco, registrato quasi interamente in presa diretta presso lo studio Larione 10 di Firenze, si riconferma la presenza di numerosi musicisti del precedente lavoro, come Francesco “Fry” Moneti (che partecipa agli arrangiamenti) e Claudio Giovagnoli (Funk Off), con nuove significative collaborazioni tra le quali si distinguono Marco Rovelli, Tiziano Mazzoni e Riccardo Tesi. Il sito Mescalina lo giudica miglior disco italiano dell’anno.

 

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