POETICA
William Butler Yeats, nato a Sandymount in Irlanda nel 1865 e morto nel 1939 a Roquebrun, in Francia, è considerato il maggior poeta di lingua inglese degli ultimi centocinquanta anni, nonché in assoluto uno dei più influenti poeti di fine ‘800 e del ‘900 insignito, nel 1923, del premio Nobel per la letteratura; una figura imprescindibile in un percorso di approfondimento della storia della poesia.
Grande cultore delle tradizioni della sua terra, pubblica ancora in età giovanile, le Fiabe irlandesi, approdo di un lungo lavoro di ricerca, tuttora considerata una più belle raccolte folcloriche esistenti: in quest’opera, Yeats già rivela uno dei motivi conduttori di tutta la sua opera poetica, basata sulla grande forza creativa dell’immaginazione, contro il meccanicismo già allora crescente.
Autore anche di teatro e di prosa, rimane soprattutto un immenso poeta; il senso della musicalità dei suoi versi è inarrivabile, sublime il senso del valore della parola. Inoltre, Yeats abbina al linguaggio, una straordinaria ricchezza simbolica legata alle immagini utilizzate nei suoi componimenti – attingendo molto dal patrimonio foklorico irlandese – che suggeriscono più livelli di significato, oltrepassando la condizione apparente della realtà visibile, fisica, per sfociare in atmosfere immateriali, senza tempo.
Yeats matura la convinzione che magia e poesia siano arti gemelle, poiché entrambe fondano la propria efficacia sul simbolo. La parola poetica per Yeats è in qualche modo la trasformazione e l’evoluzione delle formule utilizzate in magia; l’arte della scrittura poetica per lui consisterebbe nel trovare le giuste soluzioni ritmiche e metriche per raggiungere quell’equilibrio tra sonno e veglia dal quale scaturirebbe il simbolo, elemento che permette in ultima istanza di giungere alla rivelazione, viatico a sua volta per consentire al poeta (alla stregua degli alchimisti medievali) di interpretare quell’ enigma cifrato che è l’universo. Non a caso Yeats coltiva anche un forte interesse per l’esoterismo, lo spiritismo e l’alchimia (è attivo nella Golden Dawn, società segreta che pratica antichi rituali magici) oltre ad affidarsi spesso ad esperimenti di scrittura automatica.
Questa stessa istanza, che al tempo stesso potremmo definire estatica oltre che estetica, è altresì il veicolo che lo conduce, attraverso una sorta di nostalgia delle origini, alla ricerca di una mitica Età dell’Oro, che ricostruisce mediante le ricerche folkloriche, approfondite non dai libri dei primi studiosi di folklore di stampo romantico (temperie in pieno svolgimento negli anni della gioventù del poeta irlandese), bensì approfondendo di persona la conoscenza del patrimonio culturale della sua terra d’elezione, la contea irlandese di Sligo, attraverso la frequentazione diretta dei contadini, dei pescatori e degli allevatori di quella parte d’Irlanda. È proprio in quell’antico filone del sapere senza tempo che è la cultura popolare, che Yeats trova la misura per colmare la distanza tra l’ideale e il reale, tra gli dei e l’uomo, motivo principale della sua tensione poetica e creativa.
In quella cultura, che pur cristianizzata è ancora intrisa di elementi pagani, Yeats trova la dimensione corrispondente a quello che il grande storico delle religioni Mircea Eliade, chiamerà il tempo sacro, la dimensione eterna della memoria ancestrale e primordiale, in cui l’uomo si ricongiunge con la sua essenza interiore, spirituale.
Nonostante il forte legame con la sua terra, in un contesto ancora arcaico e contadino, quale quello l’Irlanda del suo tempo e da cui la sua poesia trae ispirazione, l’Irlanda e la contea di Sligo rappresentano un microcosmo, paradigma dell’umanità tutta: inoltre la dimensione magica, onirica dei suoi versi, diluisce qualsiasi riferimento fisico preciso.
Con i primi anni del ‘900, la poesia di Yeats si fa più fisica, materiale, politica, anche per il suo impegno per la causa dell’indipendenza irlandese, mediante la partecipazione all’attività dell’organizzazione della Fraternità repubblicana irlandese, che gli permetterà di essere nominato senatore, all’indomani della fondazione della Repubblica d’Irlanda.
Anche nella fase della maturità, quando la sua scrittura diviene più ricercata, la poesia di Yeats non perde mai la sua ricchezza immaginifica e la centralità riservata alla parola. Non a caso le poesie di Yeats sono spesso trasposte in musica: spiccano tra i tanti riferimenti in questo senso, due dischi di rara bellezza composti da due nomi maiuscoli della storia della musica: Branduardi canta Yeats, pubblicato da Angelo Branduardi nel 1986 ed An appointment with Mr.Yeats della band inglese The Waterboys del 2011.
POESIE
I CIGNI SELVATICI A COOLE
Gli alberi sono nella loro autunnale bellezza,
i sentieri del bosco sono asciutti,
nel crepuscolo di ottobre l’acqua
riflette un cielo immobile;
sull’acqua fra le pietre
nuotano cinquantanove cigni.
Già diciannove autunni mi hanno raggiunto
da quando li contai la prima volta;
li vidi, prima che finissi il conto, tutti di colpo sollevarsi e sperdersi rotando in grandi cerchi interrotti
sulle ali clamorose.
Ho ammirato quelle creature splendenti,
e ora è triste il mio cuore.
Tutto è cambiato da quando, ascoltando
la prima volta su questa riva, al crepuscolo lo scampanare delle loro ali sopra il mio capo,
camminavo con passo più leggero.
Instancabili ancora, amante e amante,
Vogano nelle fredde
correnti amiche o scalano l’aria;
i loro cuori non sono invecchiati;
passione o conquista, dovunque vadano errando,
tuttora li accompagna.
Ma ora scivolano sull’acqua immobile,
misteriosi, bellissimi. Fra quali giunchi nidificheranno,
sulle sponde di quale lago o di stagno
delizieranno occhi umani quando un giorno
svegliandomi, mi accorgerò che son volati via?
UN AVIATORE IRLANDESE PREVEDE LA SUA MORTE
Io so che incontrerò il mio destino
da qualche parte su tra le nuvole.
Io non odio coloro che combatto,
coloro che difendo non li amo;
la mia patria è Kiltartan Cross,
i miei compatrioti la sua povera gente;
nessuna fine prevedibile potrebbe danneggiarli,
o renderli felici più di prima.
Non legge, non dovere mi ordinò di combattere,
né uomo politico, né folla plaudente;
un impulso di gioia solitario
portò a questo tumulto tra le nuvole.
Soppesai tutto, rammentai ogni cosa;
gli anni a venire mi parvero spreco di fiato,
uno spreco di fiato gli anni addietro
confrontati a questa vita, a questa morte.
LA CANZONE DI AENGUS IL VAGABONDO
Andai al bosco di noccioli,
perché un fuoco era nella mia testa,
tagliai e spellai una bacchetta,
E appesi una bacca a un filo;
quando vidi volare le bianche falene ,
e simili a falene tremolare le stelle,
gettai la bacca in un ruscello e catturai
una piccola trota d’argento
Ma quando l’ebbi posata in terra
e andai a soffiare sul fuoco,
sentì frusciare qualcosa in terra,
e qualcuno chiamarmi per nome:
s’era mutata in una fulgida fanciulla,
con fiori di melo fra i capelli:
che mi chiamò per nome e corse via
e dileguò nell’aria che schiariva.
Anche se sono invecchiato vagando
su e giù per valli e colline,
troverò dove è andata,
le bacerò le labbra e le terrò le mani;
camminerò fra le erbe variegate e coglierò
finché il tempo e i tempi non saranno finiti
le mele d’argento della luna,
le mele d’oro del sole.
Suggerimento di lettura dell’autore
Abbiamo volutamente evitato di addentrarci nella ricostruzione, anche parziale, della produzione di Yeats, tanto per la sua quantità sterminata, quanto per la complessità contenutistica e la ricchezza qualitativa di ogni singola raccolta, che avrebbe meritato una trattazione doviziosa. L’intero corpus dell’opera yeatsiana è stato tradotto in italiano, per cui è facile reperire, anche in più edizioni, le traduzioni dei singoli lavori di Yeats, sempre curate da studiosi tra i più eminenti della letteratura in lingua inglese. Il nostro suggerimento si indirizza pertanto verso la migliore proposta disponibile sul mercato italiano dell’intera produzione poetica di Yeats e cioè il Meridiano Mondadori a lui dedicato, apparso nel 2005, per la traduzione di Ariodante Marianni, l’introduzione di Piero Boitani ed i commenti di Anthony Johnson. Oltre all’intera raccolta della sua creazione poetica, è senz’altro interessante, sia per l’incidenza avuta sul suo pensiero poetico, sia per la grande fattura antropologica della ricerca, la lettura delle Fiabe irlandesi, che consigliamo nella magnifica edizione disponibile nella collana I Millenni di Einaudi, pubblicata nella loro prima edizione nel 1989, per la traduzione di Maria Giovanni Andreolli e Melita Cataldi.