Nancy Cunard
Il mondo come un parallasse

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POETICA

Nancy Cunard (nata a Londra il 10 marzo 1896 e deceduta a Parigi il 17 marzo 1965), personaggio dagli interessi e della personalità poliedrica, è uno dei protagonisti più interessanti del mondo della poesia novecentesca in generale, nonché un personaggio di spicco della cultura femminile del secolo scorso, alla cui emancipazione ha fornito un impulso importante.

Poetessa, militante, giornalista, tipografa, editrice; in ognuno di questi campi, Nancy è riuscita ad imporre il suo eccelso livello culturale. Non a caso, William Carlos Williams, altro nome maiuscolo della storia della poesia del XX sec. l’ha definita come uno dei principali fenomeni della storia.

Una donna caratterizzata anche da grandi slanci generosi, specie nell’affermazione delle sue posizioni ideali, autrice di battaglie infuocate anche a rischio dell’autolesionismo, condotte sempre scevra da qualsivoglia traccia di timore.

Non secondario, parlando della Cunard è anche il suo essere stata, già in vita, una sorta di icona per la sua eccentricità e la sua bellezza, tanto da essere considerata come un’immagine straordinaria di femminilità, assidua frequentatrice degli ambienti della moda. In effetti, scorrendo varie fonti su di lei, stupisce il fatto che siano spesso ripresi più questi aspetti legati ad un certo edonismo estetico ed alle frequentazioni salottiere, che non il suo enorme talento poetico, frutto peraltro di una personalità intellettualmente molto più tormentata di quanto queste considerazioni sulla sua vita potrebbero lasciare supporre.

Per il suo stile sofisticato e distintivo è la musa ispiratrice di numerosi artisti visivi, ritratta da grandi fotografi, pittori e persino scultori, ma anche da molti suoi colleghi scrittori e poeti; Eliot, Pound, Neruda, Beckett, Huxley, Hemingway, per citarne alcuni, si ispirano a lei per la creazione di alcuni loro personaggi femminili o facendone direttamente la protagonista di loro componimenti, come Pound che la menziona più volte nei suoi Cantos o Beckett in Aspettando Godot; con alcuni di loro coltiva rapporti di amicizia, con altri ha rapporti sentimentali.

Proprio il suo stile di vita amorosa libero e movimentato, la rende invisa ad una parte consistente di opinione pubblica del suo tempo, rischiando di offuscarne le qualità poetiche. In effetti, Nancy finisce per ricalcare appieno la figura delle flappers degli anni ’20 del ‘900, donne caratterizzate da una grande libertà di comportamento sessuale e dal fatto di esibire in generale una libertà di atteggiamento solitamente attribuito all’epoca più agli uomini, riflesso nell’uso di alcool, nel fatto di fumare in pubblico, di vestirsi alla stregua degli uomini, di guidare automobili, tutti aspetti invisi alla morale dell’epoca, ma d’altro canto incarnanti  la vertiginosa energia degli anni Venti, i cosiddetti anni ruggenti.

Come detto però, pure all’interno di un’esistenza votata all’eccesso, mai viene meno il suo impegno civile, sociale e politico, che diviene tutt’uno con l’esercizio della scrittura, tanto da arrivare ad affermare che: «Scrivere non può che fare rima con combattere”, arrivando ad abbracciare l’anarchismo ed impegnandosi in prima persona contro il razzismo nei confronti delle comunità nere e contro il fascismo, in particolare a favore degli insorti della guerra civile spagnola.

La Cunard comincia a pubblicare le sue prime raccolte poetiche nel 1921: la sua prima silloge si intitola Outlaws,  raccolta in cui convergono molti dei suoi scritti giovanili, in parte già apparsi sull’annuario della rivista Wheels diretta da Edith Stiwell – altro personaggio fondamentale nella storia della poesia inglese dell’epoca – seguita nel 1923 da Sublunary; in effetti, nelle composizioni di questo periodo, appare evidente l’influenza della stessa Stiwell, per una tendenza estetizzante, che si esprime anche in una linea descrittiva talvolta anche di gusto decadentista (come appare ad esempio nel tratteggiare i paesaggi suburbani industriali osservati dal finestrino del treno, riportati in From the train, poesia poi apparsa in Outlaws con il titolo modificato in Mood) e per l’apparato simbolico che correda la sua scrittura, sebbene con un’impronta stilistica più “essenziale”, più piana.

La scrittura della Cunard, appare infatti caratterizzata dalla ricerca del nome o dell’aggettivo giusto in relazione a ciò che intende descrivere ed anche la ricerca del ritmo è decisamente legata ad una musicalità interna al verso, di stampo tradizionale, nonostante l’ambiente poetico cui si avvicina Nancy sia quello delle sperimentazioni ed anche di alcune posizioni avanguardiste.

Nella stessa Mood, si evidenzia come la sua tendenza descrittiva, celi in realtà un estetismo decadente, insito però nel lasciar immaginare al lettore, in maniera immanente lo squallore delle periferie industriali, senza denunciarlo esplicitamente, mantenendo anzi un estremo equilibrio lessicale, anche a costo di perderne un po’ in “suggestività”,  sensazione che invece ad esempio viene suscitata dagli stessi paesaggi riportati nelle poesie di Eliot.

Come in molta poesia dell’epoca (soprattutto in quella di stampo più sperimentale o avanguardista), diversi componimenti di Nancy esaltano l’idea del movimento o delle macchine, ma sempre con il suo stile rettilineo, senza cioè l’accentuazione dell’idea del ritmo. Già in questa prima fase inoltre, traspare l’interesse di Nancy per le tematiche sociali, riflessa per l’appunto nella frequenza di componimenti che hanno ad oggetto l’osservazione delle plebi delle periferie cittadine industriali.

La svolta della sua carriera arriva nel 1925, con la pubblicazione di Parallax, titolo a quanto pare suggeritole da Virgina Woolf e che si rifà con tutta probabilità all’Ulysses di Joyce, dove il termine viene citato frequentemente per il suo significato in fondo misterioso, poiché allude, in astronomia, alla relazione tra l’osservatore e l’oggetto osservato; in pratica la visuale sull’oggetto osservato cambia in base alla posizione assunta dall’osservatore, a dimostrare la relatività delle interpretazioni della realtà.

In Parallax, la poetessa dimostra di aver assorbito in maniera convincente l’insegnamento modernista, come si evince da alcuni rimandi alla Waste Land di Eliot (uno dei poeti in assoluto a lei più vicini), così come compaiono riferimenti all’opera di Alfred Prufrock ed in particolare a The love song.

Molte delle critiche più vibrant formulate nei confronti di Parallax, ne hanno accentuato in termini negativi la similitudine con Waste Land, quasi tacciandola di una sorta di “appropriazione indebita”; in realtà, è come se la Cunard esalti tale similitudine, quasi al punto di chiedersi cosa possa significare l’originalità in un momento letterario saturo di modelli artistici importanti. Sembra che ai suoi occhi la sensibilità moderna o modernista sia rimasta intrappolata in sé stessa, in una sorta di prigione raffigurata da un prisma che simboleggia il solipsismo,  ed infatti troviamo un rimando lessicale frequente fra i lemmi prisma e prigione.

La parallasse del titolo, finisce per incarnare la metafora della relazione tra passato e presente, ma anche tra le diverse coniugazioni prospettiche da cui possono essere inquadrate: ad esempio, in uno dei brani, lo stesso oggetto osservato esercita ora il miraggio di un’antica bellezza e successivamente la funzione di simbolo del bivio vuoto. La sensazione è di essere assaliti e circondati da immagini e riflessi, di non vedere mai il vero. Il prisma non è così lontano dal vetro del finestrino del treno di Mood, ma la musicalità spezzata e il suo potere immaginifico, danno al lettore odierno una sensazione di maggior modernità nella scrittura di Parallax, per il linguaggio più ricercato dal punto di vista simbolico e la musicalità più aritmica, quasi di stampo jazz, genere che del resto frequenta regolarmente.

Contemporaneamente, il suo orizzonte poetico si amplia cominciando ad abbracciare anche il surrealismo, sulla scorta del suo incontro con Louis Aragon, poeta di spicco della scena francese, con il quale stabilisce un sodalizio artistico, ma al tempo stesso di vita privata, il che inevitabilmente trova dei riflessi anche nella sua vis poetica. Aragon è tra l’altro un membro molto attivo nell’ambito del partito comunista e l’incontro si rivela pertanto fondamentale anche per l’affinamento del percorso politico di Nancy.

Da questo momento, la sua vena poetica comincia a coniugarsi più marcatamente anche con altri interessi intellettuali e creativi, che da un certo punto di vista finiscono per diventare prevalenti, nel senso che sono le articolazioni culturali alle quali Nancy si dedica maggiormente per diversi anni, e dalle quali scaturiscono anche alcune delle sue opere più rappresentative.

Nell’autunno del 1928, conosce uno dei maggiori jazzisti afroamericani del tempo: il pianista Henry Crowder, con il quale sviluppa la relazione sentimentale probabilmente più importante della sua vita, importante anche per la storia del proprio impegno sui temi sociali, poiché l’avvicina alle lotte contro le discriminazioni razziali in America, nelle quali comincia ad impegnarsi in prima persona; d’altronde, il suo interesse per la cultura afro-americana, non trova la sua ragion d’essere solo nell’alveo delle lotte per i diritti degli afro-americani, ma si snoda anche sulla scia di un suo amore innato per il continente africano, come lei stessa testimonia più volte, raccontando come fin da bambina sogni spesso paesaggi legati all’Africa ed in particolare al deserto del Sahara, mettendo in risalto anche la sua grande qualità immaginifica e sensitiva.

Nel 1931 appare una pubblicazione intitolata Black Man and White Ladyship, un pamphlet fortemente polemico nei confronti del razzismo che permea la società occidentale, accusa che riecheggia prepotentemente nel passaggio che recita: «Perché, uomo bianco, vuoi che il resto del mondo venga plasmato nella tua immagine tetra e decadente?». La White Lady del titolo è stigmatizzata come la figura che in sé assomma tutti i caratteri negativi della cultura razzista occidentale e dell’ipocrisia borghese, imperanti nel mondo capitalista ed in particolare nella chiusura culturale del conservatorismo britannico; ma a ben vedere ricalca altresì la figura di sua madre Maud, che dopo i contrasti avuti con Nancy durante la sua infanzia, a causa del suo scarso interesse verso il ruolo materno, osteggia a tal punto la relazione di sua figlia con Crowder,  da diseredarla e denigrarla pubblicamente nelle sue frequentazioni salottiere nel panorama culturale e politico londinese.

La traduzione letteraria dell’impegno della Cunard non solo contro le discriminazioni razziali, ma anche a favore della scoperta e valorizzazione delle culture africane, trova il suo suggello nella corposa Negro Anthology, una miscellanea di scritti di vari ambiti d’espressione letteraria ed artistica di autori afro-americani, al fine di testimoniare, attraverso le opere creative, le loro lotte e le loro conquiste, ma anche le persecuzioni da loro subite.

Si tratta di un’opera ambiziosa, in cui alla Cunard poetessa si sostituisce la Cunard ricercatrice, antropologa e storica, oltreché competente in vari ambiti artistici e che, seguita da Crowder, viaggia a lungo attraverso l’Europa, gli Stati Uniti e quelle che sono ancora chiamate Indie occidentali (cioè i Caraibi, ancora in buona parte possedimenti del Commonwealth britannico),  riuscendo a raccogliere una quantità impressionante di materiale, che spazia dalla poesia alla prosa narrativa ed alla saggistica,  ma che include anche  partiture musicali, annoverando alcuni fra gli esponenti più autorevoli (ma ancora in gran parte sconosciute in Europa) della cultura afro – americana.

Ormai la Cunard ha sposata appieno la causa dell’impegno sociale e politico e si avvicina così sempre più alla galassia comunista. Seguendo nella sua passione per i viaggi, nel 1935 Nancy si reca a Mosca, per approfondire la sua conoscenza del mondo comunista e l’anno seguente, in qualità di inviata del Manchester Guardian viaggia lungo la Spagna per seguire le vicende della guerra civile, schierandosi apertamente a sostegno alle forze repubblicane. In Spagna conosce Pablo Neruda, che la segue in Francia per sviluppare una nuova idea editoriale, una rivista intitolata Los poetas del mundo defienden al Pueblo español, di cui escono sei numeri con versi di poeti di varia estrazione geografica e linguistica come Aragon, Tzara, Auden, García Lorca e Hughes tra gli altri.

Dopo il trionfo di Franco in Spagna e lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la Cunard lascia la Francia per il Cile, dove riprende a collaborare con Neruda e continua a viaggiare per il continente americano; in questa fase riprende a scrivere poesie, raccogliendo materiale per una nuova raccolta, Poems for France, che uscirà nel 1944 e che contiene ancora degli sprazzi di grande poesia, come in Man Ship Tank Gun Plane, una sorta di cartolina dalla guerra, corredata da alcune immagini di grande potenza evocativa.

Di ritorno in Europa, si stabilisce a Londra, dove dà il suo contributo alla resistenza francese lavorando come traduttrice; a guerra finita torna in Francia, ma scopre che la sua casa di La Chapelle – Réanville, è stata saccheggiata, svuotata di tutte le sue cose più care, in particolare della sua collezione di opere d’arte e dei suoi gioielli africani, ma persino della corrispondenza con diversi poeti ed esponenti di primo piano del mondo della cultura.

Da questo momento Nancy, comincia a dare segni di cedimento nel suo equilibrio psicologico ed anche fisico, probabilmente a causa degli eccessi e dei vizi degli anni precedenti, ma ciononostante continua a lavorare alacremente dedicandosi soprattutto alla redazione di biografie di vari personaggi di cultura, peraltro molto apprezzate.

Tuttavia, le sue condizioni continuano a peggiorare, sia per quanto riguarda la salute fisica che quella mentale e il suo comportamento diviene sempre più imprevedibile e distruttivo, al punto da essere costretta a trascorrere gli ultimi anni della sua vita fra ospedali e sanatori. Ridotta in condizioni fisiche pietose (arriva a pesare appena 25 Kg) il 15 marzo 1969 muore all’ospedale Cochin di Parigi,  continuando fino all’ultimo a guardare il mondo da angolazioni diverse dal consueto, nel suo personale parallasse.

 

POESIE

LUNA

Piano la luna ingigantisce, vedo

La vera solitudine stasera,

E il vano afflato dentro il cuore muto

Di due amanti da tempo disgiunti.

Lei conta pallida i minuti e silenziosa

Si avvicina al mare: si gonfiano

D’anelito le ondine, crestate di schiuma;

Di già una lunga scala scende lenta

Dal cielo e si poggia sulla terra,

E pensieri, come spettri, vanno e vengono.

 

DODICI RINTOCCHI D’OROLOGIO

Dodici rintocchi d’orologio: è questa l’ora

In cui Faust inveì per l’ultima venduta,

Finché la mezzanotte non scoccò, e Dio fu sordo.

È questa l’ora in cui Macbeth fu assassino

E udì il vento diffondere il suo gesto

In stanze cupe – L’Olandese

Prende di nuovo il mare, in disperata fuga

Dall’ultimo amore che gli darebbe pace.

Ora la livorosa luna squarcia l’ombra

E malfermo al cospetto del Commendatore,

Va all’inferno per antichi vanti Don Giovanni –

Il visionario della notte

E queste storie gli sfilano davanti

Ossessionanti, seppur sigillate dall’ammenda della morte.

 

PARTIRÒ

Non c’è fine alle cose: guarda il tramonto

Che solca i cieli eterni e inafferrabile,

ma non posso aspirare a quella caccia.

Un cieco

Vento freddo

Soffia e se ne va

Sospirando in lontananza; il passo errante

Tornerà più tardi. I corpi uccisi

In battaglia vanno in cielo su gambe spirituali,

Finché la terra non fa loro cenno

Di tornare sulla strada del ricordo

E mai canzone

O cosa di avventura appassionata cade nella polvere

Guasta e avvizzita, quando da un cuore pulsante

È nata la sua voce

In un giorno vivido.

Di questo è fatto tutto ciò che chiedo

Una spada ardita da stringere in pugno

Per non temere le battaglie del tempo

                                      Magari un po’ di ruggine

Si posa su quello che non curiamo più.

Ma io ho chiuso la porta

A quelli che cianciano di morte, e partirò

A caccia di firmamenti senza fine.

                                                                  Consiglio di lettura dell’autore

Come abbiamo visto, Parallax è l’opera unanimemente considerata come il capolavoro della grande poetessa inglese; fino al 2023 tuttavia, il panorama editoriale italiano non presentava una traduzione di quest’opera di importanza capitale nella storia della poesia europea, lacuna finalmente colmata grazie all’opera meritoria dell’editore De Piante ed al lavoro certosino della curatrice Annalisa Crea.

La carriera della Cunard presenta diverse altre pagine pregevoli, ma nessun’altra sua opera,  presa nel suo complesso, può essere comparata, come quadro d’insieme, a questa silloge a e mancando inoltre una traduzione italiana onnicomprensiva della poetessa, il suggerimento è certamente di partire proprio dalla lettura di Parallax, come strumento fondamentale per poter adeguatamente approfondire l’universo poetico cunardiano.

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