Fatta eccezione per una lenta onda oleosa, la domenica mattina del 4 ottobre il Mar dei Caraibi era piatto e tranquillo, e stranamente immobile. Sarrensen, il capitano della motonave svedese Altagarde, stava facendo una colazione tardiva in solitudine nella sua cabina. Aveva dormito male e la sua digestione, mai affidabile, lo stava tormentando più del solito durante quel viaggio.
Sarrensen era un uomo piccolo, con un modo di fare calmo e distaccato, un’espressione inacidita e la reputazione di essere un professionista affidabile. Erano le nove passate quando salì sul ponte, fece un cenno al Terzo, controllò il registro e la rotta, e uscì sull’ala di babordo del ponte. Si infilò le dita corte e tozze nella cintura e, mentre fissava il mondo marino intorno a lui, premette nel punto in cui avvertiva un crampo all’addome. La giornata non gli sembrava promettere nulla di buono. Il cielo, anche se senza nuvole, era troppo sbiadito. Il sole feroce e bianco. Il mare piatto aveva l’aspetto di uno specchio azzurro appannato da un soffio di alito caldo. Era impossibile distinguere il confine tra mare e cielo.
Inizia cosi questo splendido romanzo in cui, come scrive Giuseppe Culicchia su Tuttolibri “Bastano poche parole per ricreare sulla carta l’atmosfera di una scena che ci sembra di vedere.” In questo MacDonald è un maestro assoluto.
Un uragano di spaventosa intensità incombe sulla Florida e in questa atmosfera la trama ci presenta progressivamente un gruppo di persone che più vario non si può e che con storie e destini diversi affrontano una giornata che si presume sempre tra le righe diventerà terribile per ognuna di loro.
Con grande maestria MacDonald tiene la suspense sempre latente, pronta ad esplodere, sino a quando i protagonisti si incontrano per puro caso: “I sei veicoli si muovono costantemente verso nord, verso un appuntamento involontario. La Cadillac, la station wagon, la Mercedes, la Dodge cabriolet, la Plymouth, il furgone. Si dirigono verso un blocco stradale e ponti di legno e acqua alta e un’antica casa di assi di cipresso”.
Un agente sotto copertura in cerca di vendetta per una tragedia personale, un aspirante delinquente invischiato nei guai fino al collo, un’attraente giovane vedova, un uomo d’affari che vede il lavoro di una vita sbriciolarsi davanti ai suoi occhi si trovano tutti a ripararsi in questa casa che diventerà il loro rifugio dall’impressionante potenza della natura. Ma questo rifugio diventerà presto un hotel degli orrori, soprattutto quando la morte fa il suo ingresso in scena.
John MacDonald (1916-1986) è stato uno scrittore di romanzi gialli e di suspense, molti dei quali ambientati in Florida. Dopo Il termine della notte (2018), Cape Fear (2019), Facile preda (2021), Mattioli 1885 ci presenta un altro capolavoro di un maestro della tensione e unico scrittore di thriller ad aver vinto il National Book Award. Kurt Vonnegut e Stephen King lo considerano, a ragione, un maestro e uno dei grandi autori della letteratura americana, al di là di ogni confine di genere.