E’ un parere personale, e quindi del tutto opinabile, ma da quando Jason Isbell è uscito dai Drive-By Truckers, non ha pubblicato un solo album che non fosse un bel disco. Ogni volta mi chiedo se vi saranno “cadute” e, regolarmente vengo smentito dalle splendide canzoni che possiamo ascoltare. E lo stesso avviene per questa nona prova in studio, che già dal titolo conferma il nostro come persona che non le manda a dire. Un disco che è un chiaro rifermento per per chi ama quel genere sdoganato sotto il nome di Americana che tutto può dire, come anche poco o nulla. Diciamo allora che qui siamo in un ambito dove il Rock/Folk/Country abbracciano anche un incipit cantautorale, conferendo a Weathervanes lo scettro di disco più importante, almeno al momento per il genere.
E questo è ancor più indicativo se si pensi che alla produzione è tornato lo stesso Isbell, uscendo dalla logica delle ultime prove nelle quali Jason si era messo nelle mani di Dave Cobb, uno dei produttori migliori e più importanti in circolazione. Dal punto di vista delle canzoni, ben tredici, basterebbe la toccante intensa opening track, Death Wish, che come ha dichiarato lo stesso autore,”parla dell’amore per una persona che soffre di depressione, con un potente sottofondo universale sulla fragilità della vita e sul potere e i limiti dell’amore“. Strepitosa King Of Oklahoma nella quale si staglia formidabile il violino di Amanda Shires che permea il pezzo di una sorta di aurea dylaniana.
E che dire di una ballata in purezza come Strawberry Woman dal testo evocativo e ricco di suggestioni cui segue un tuffo in qualche decennio fa con il sound di Middle of the Morning, con una canzone che avremmo potuto ascoltare in una FM Radio americana guidando rapiti dal paesaggio che si svela davanti agli occhi. L’afflato dylaniano torna a farsi sentore con la bellissima If You Insist, mentre When We Were Close riporta il barometro sul versante Rock. White Beretta è un’altro gioiellino con un passaggio delizioso della canzone che dice: “I was sitting at a redlight listening to Son Volt May the wind take your troubles away”. Quanti di noi hanno vissuto momenti così con una canzone di uno dei gruppi che amiamo sperando che arrivasse il vento o la musica stessa spazzasse via i problemi e le angosce. This Ain’t It ha il tocco per essere un pezzo che gli Stones amerebbero accompagnato da un testo forte.
When We Were Close ruggisce con le chitarre secche che non lasciano scampo. Pezzo ritmato bellissimo che impreziosisce l’album. Finisce e devi rimetterla da capo. Belle anche Volunteer e Vestavia Hills, pur essendo due pezzi più “normali”. Ma davanti ad una qualità altissima ci può stare. E posta lasciare partire la conclusiva Miles, semplicemente magnifica, un flash! Neil Young sullo sfondo per una conclusione che colloca definitivamente Weathervanes tra le cose più belle pubblicate quest’anno, rendendo questo album fra quelli sinceramente imprescindibile.
Tracce
Death Wish
King Of Oklahoma
Strawberry Woman
Middle of The Morning
Save the World
If You Insist
Cast Iron Skillet
When We Were Close
Volunteer
Vestavia Hills
White Beretta
This Ain’t It
Miles