Se ci fosse un Grammy per la categoria, “fedeltà e coerenza”, Guy Davis l’avrebbe vinto ripetutamente. C’è chi ha sempre sostenuto che se non sei nero e nato nel sud degli Stati Uniti, non puoi suonare il blues, perché non si è convissuto con disumane condizioni. La storia del popolo afroamericano in riferimento alla suddetta area la si conosce bene, ma sappiamo anche che la musica blues è diventata universale, suonata e recepita ovunque, direttamente o indirettamente.
Guy Davis è un afroamericano nato settantadue anni fa a New York, metropoli lontana migliaia di chilometri da quelle zone sotto la Bible Belt, ma non è certo immune da quello che, orribilmente purtroppo è accaduto là. Al blues si è avvicinato grazie ai resoconti della sua famiglia, da sua nonna a suo padre, il noto attore, regista, scrittore e attivista per i diritti civili, Ossie Davis. E’ cresciuto dunque in una condizione tale da permettergli di prendere lezioni di musica, ma il suo innato istinto lo ha portato a suonare il blues da autodidatta, chitarra, banjo, armonica i suoi strumenti, imparando e ascoltando altri musicisti.
la sua propensione alla musica afroamericana è talmente accentuata che la ingloba nell’altra attività di successo, quella di attore, un po’ di cinema, un po’ di televisione, ma soprattutto protagonista con recite a Off Broadway, fra le quali interpreta Robert Johnson in, Robert Johnson Trick The Devil, un successo di critica e pubblico. Era il 1993 e due anni dopo con il disco, Stomp Down Rider, avvia la sua discografia che ad oggi conta una quindicina di dischi, fra questi quello in coppia con Fabrizio Poggi, Sonny & Brownie’s Last Train, che ha ricevuto una nomination ai Grammy.
Il disco uscì nel 2017 per la M.C. Records, con la quale ha pubblicato anche questo ultimo disco, dove Guy Davis continua a brillare nelle vesti di storyteller, abilissimo narratore della più genuina tradizione afroamericana dalle angolature non solo di blues, ma anche gospel e folk, contesti stilistici che negli ultimi anni hanno accompagnato anche opere teatrali, Purlie Victorious, scritta da suo padre, e, Sugarbelly And Other Tales My Father Told Me.
Ecco che il nuovo disco è ispirato alla suddetta opera ed è formato da dieci pezzi autografi e tre cover, non tutti però fanno parte della pièce teatrale. L’artista newyorchese lo presenta con queste parole: il mio nuovo disco ha un suono che ti sfiora le orecchie come morbidi baci autunnali e scende come il migliore whiskey. Ad avvolgere tutto con grazia e allo stesso tempo intensità stilistica/interpretativa, con Guy Davis, canto, chitarre acustiche, mandolino, qua e là c’è un ottimo combo formato da, Professor Louie organo, Mark Murphy basso, Chris James mandolino e banjo sei corde.
Non vogliamo commentare un pezzo piuttosto che un altro, perché tutto il disco va vissuto con le invitanti parole riportate da un sempre eccellente Guy Davis!
Tracce
Sugarbelly
Kokomo Alley
Who’s Gonna Love You Tonight (That’s Alright)
Early In The Morning
In The Evening Time
Little David Play On Your Harp
Firefly
Long Gone Riley Brown
Come Gitchu Some
Black Snake Moan
Laura
12 Gates To The City
Don’t Know Where I’m Bound