Beat The Night (2020) e il nuovo To The Light (2023), i due dischi solisti di Edward Abbiati, possiedono titoli self explaining e testimoniano il percorso intrapreso, prima con i Lowlands poi con altri cospicui progetti laterali, di incessante ricerca interiore attraverso la musica ad opera di uno dei nostri migliori songwriter. Edward, come ho già avuto modo di scrivere, è di fatto un ruvido e cocciuto Inglese, da sempre intento a cercare per mezzo delle canzoni di coniugare, grazie ad un pignolo e direi quasi maniacale perfezionismo, sé stesso e il rapporto con il mondo. Un ambiente, quello musicale, rappresentato da uno show business e le sue regole a lui abbastanza indigesti ma con cui si è trovato a dover fare i conti quando pensava che bastassero le sue belle canzoni per permettergli di fare il musicista full time.
Purtroppo, poiché come egli stesso sostiene “io possiedo un carattere da sabotatore professionista, sono più bravo a gestire macerie che a rafforzare qualcosa”, ha spesso cozzato contro un muro di superficialità, mediocrità e, diciamocela tutta, se non sei uso alla “piacioneria”, al blandire critici e colleghi, piuttosto che gestori di locali, nessuno si concentra sulla qualità delle tue canzoni e le opportunità di avere visibilità e collezionare numerose date per i live, non seguono le proprie, nel suo caso giustificate, aspettative; forse è andata un po’ così.
Ma ora Abbiati (mi sia permessa la battuta, che anche in ordine alfabetico dovrebbe uscire per primo) raggiunto l’anagrafico giro di boa, superata la malattia che ha rischiato di non farlo più cantare, ha fatto pace con se stesso e con animo più sereno e disincantato ha prodotto, con rinnovata tenacia, questo nuovo splendido lavoro che per mood si contrappone a Beat The Night ma nel contempo ne rappresenta la logica estrusione lasciando intravvedere l’anelata e positiva evoluzione di carriera.
Edward, ancora una volta, ha aperto il cassetto che io definisco “delle meraviglie”, perché contiene decine e decine (forse un centinaio?) di canzoni già scritte o almeno abbozzate, e ha deciso di donare loro corpo, voce e forma definitiva. Ha chiamato a raccolta un manipolo di eccellenti musicisti, gli amici di sempre, tra i quali anche alcuni internazionali di alto lignaggio, ed ecco che il percorso “verso la luce” ha trovato espressione e compimento.
Le canzoni:
Un paio, seppur ampiamente riviste, provengono dal passato con i Lowlands: Rags (London W12, 1998) (è una outtake di Beyond del 2012) e Coast Of Barcelona (più volte riscritta era per The Last Call del 2008); un paio sono state scritte durante il lockdown, One step At Time e Love Note, le altre appartengono al “nuovo corso” tranne Stairs To The Stars, a mio parere il capolavoro dell’album, che il Nostro riscrive (senza mai pubblicarla) dal 1997 e di cui, rispetto all’originale, rimane uguale unicamente il ritornello, in pratica una canzone nuova.
Complessivamente il disco, dopo l’intimo percorso di Beat The Night, esplode in un più gioioso ed energetico folk rock punk che ha sempre come modelli di riferimento Replacements, Waterboys e spruzzi di Neil Young e Dylan ma è ormai sempre più orientato al marchio di fabbrica originale: Abbiati Ltd..
Si parte al fulmicotone con Three Chords and The Truth le chitarre di Gnola e Stiv Cantarelli e la ritmica pulsante di Enrico Fossati e Mattia Martini a sottolineare dove si era rimasti prima di partire per un nuovo viaggio “ Three Chords and the truth/ The holy grain of my youth/ In the end that was note enough/I got lost and mixed up” poi Nothing Left To Say in cui la band sferza l’aria con le chitarre e Maurizio Gnola, come sempre, dimostra di essere uno dei più eclettici e bravi chitarristi italiani, Just About Now parte con un riff alla Stones per poi evolvere in proprio e ci regala un ritornello irresistibile che già immagino divenire il singalong dei live: un’orgia musicale di chitarre, archi, fiati … bella da togliere il fiato! E nel testo la ripartenza dall’auto analisi “Words and chords/Daggers and swords/All my bravery was just a pose/But i’m starting to heal/I can feel it near/Something’s going to explode down here”.
Rags (London W12, 1998) acustica, ci riporta all’Edward più intimista e con lui pennellano Mike “Slo Mo” Brenner al dobro e Francesco Bonfiglio alla fisa. In Coast Of Barcelona, Joey Huffman con l’Hammond, Brenner alla lap steel e il grande Winston Watson ai tamburi riempiono l’aria e gonfiano il suono insieme alla chitarra di Gnola, realizzando tutti insieme un grande arrangiamento.
La title track To The Light è un bel brano, melodia memorizzabile, altro non è che la sintesi, in un titolo ed una canzone, del senso di tutto l’album.
Going Downtown è un brano musicalmente potente, roccioso, con intro di chitarra hendrixiano e un testo di lotta, un grido di battaglia per i diritti e un mondo migliore, cantata in modo davvero convincente da Eddy con colui che forse più gli assomiglia per carattere e per percorso artistico nell’avverso sistema, Marco Diamantini dei grandi Cheap Wine, altra punta di diamante del rock italiano che in un mondo ideale meriterebbero di essere pure loro sul podio dei migliori. Il brano possiede un testo che, seppure incita a non restare passivi e a battersi per i propri diritti, forse nella chiusa contiene il momento pessimista dell’album “I got caught … Going downtown/ I got hit …Going downtown/ I got lost … We’re all lost” ma è una nuvola di passaggio.
Poi, come dicevo sopra, arriva Stairs To The Stars e qui “ogni lingua diviene, tremando, muta” difronte a tanta bellezza, una canzone perfetta, una sinfonia in cui tutti i musicisti sono in bella evidenza, ognuno pare che reciti una parte a sé, quasi disgiunta ma in realtà tutti insieme abbracciano e cullano il canto, mai così ispirato, di Edward, pura magia che si manifesta attorno al ritornello “Lasciami chiudere gli occhi, lasciami toccare i tuoi capelli / Riesci a sentire questa speranza nell’aria/ Tra 100 anni ricorderò il tuo nome e il modo in cui hai sorriso al vento”.
Si va verso la fine con il cuore in gola e parte One Step At A Time, sempre una bella melodia che piacerebbe a Van Morrison, solare, possibilista, positiva “Time to rise again/ Time to heal and med/Time to be together again/And get back on the road tonight” per poi giungere al messaggio finale indirizzato a tutti i suoi amici, auspichiamo di essere anche noi tra loro perché caro Edward sono oltre 15 anni che amiamo la tua musica e camminiamo sulle tue tracce e sabato 14 ottobre 2023 a Spazio 89 saremo lì con te, con voi, in un teatro strapieno di amici per fremere e gioire ancora una volta per la tua musica, per tutta la buona musica che ci gira intorno e che riempie le nostre giornate altrimenti vuote. Thx
Sabato 14 ottobre 2023 – Spazio Teatro 89 di Milano – prima presentazione To The Light
Edward Abbiati (ex frontman dei Lowlands) Torna sul palco di Spazio Teatro 89 di Milano per presentare, per la prima volta dal vivo, il suo nuovo disco solista “To The Light” (Appaloosa Records). Il disco segue l’acustico “Beat the Night” la cui data saltò per via della pandemia. E’ l’occasione per sentire i due dischi live con generose dosi di Rock, Punk, Garage e Folk.
La band che accompagnerà Edward nei suoi concerti è stata selezionata tra i membri della famiglia musicale dei Lowlands. Questa band comprende Mattia Martini ed Enrico Fossati alla sezione ritmica, Francesco Bonfiglio alla fisarmonica e alle tastiere, il grande Maurizio Glielmo “Gnola” alle chitarre coi fiati di Andres Villani e Max Paganin.
Tracklist:
Three Chords & The Truth
Nothing Left To Say
Yust About Now
Rags (London W12, 1998)
Coast Of Barcelona
To The Light
Going Downtown
Stairs To The Stars
One Step At A Time
Love Note