Pur essendo, come spesso accade in Italia, una voce ancora globalmente misconosciuta, Denise Levertov è stata un’autrice poetica di rilievo, ammirata da tanti importanti poeti suoi contemporanei, per l’intensità della sua scrittura, che nasce da una capacità di osservazione di straordinaria e rara perspicacia; Czesław Miłosz, figura maiuscola della poesia europea tutta e suo traduttore in polacco, ha più volte espresso la fascinazione esercitata su di lui da quello che definisce, “il tanto guardare” presente nella scrittura della Levertov.
Nata ad Ilford, in Gran Bretagna (precisamente nell’Essex) nel 1923 e scomparsa nel 1997 negli Stati Uniti, a Seattle, Denise cresce in un ambiente cosmopolita e colto, caratteristiche che si ritrovano nella sua produzione poetica, ricca di vari spunti e tematiche, che rendono la sua poetica eclettica per i temi affrontati ed anche per le varie tonalità proposte nei suoi componimenti, grazie proprio ad una vasta capacità d’interpretazione dell’umano sentire, frutto a sua volta della ricchezza di sfaccettature della sua formazione.
Suo padre è un ebreo russo, teologo studioso di filosofia chassidica, trasferitosi in Gran Bretagna (dove si converte alla chiesa anglicana) dopo essere stato arrestato durante la prima guerra mondiale, in quanto sospettato di essere ostile alla Russia zarista, in funzione della sua condizione etnica. Sua madre, gallese, si trasferisce in Turchia (dove incontra il suo futuro marito) per insegnare e contribuisce a sua volta ad ampliare l’orizzonte culturale di Denise, che infatti si vanta frequentemente del fatto di avere varie componenti culturali nel suo Dna, ma senza sentirsi pienamente parte di nessuna di esse, cosa di cui è particolarmente orgogliosa in un’epoca di nazionalismi imperanti. Del resto un’impronta che i suoi trasferiscono a Denise fin dalla sua infanzia è il loro impegno umanitario ed antifascista che saranno dei leit-motiv ricorrenti nei suoi testi poetici.
“Guardare è un modo di essere: diventi/a volte due occhi che camminano”. Questi versi della Levertov, sintetizzano il suo particolare approccio alla costruzione ed alla scrittura poetica, nelle quali la contemplazione assume un valore metodologico, verso una poesia “esplorativa” capace, grazie alla sua non comune capacità di osservazione, di un’introspezione poetica condotta in profondità; un’introspezione in grado di decodificare quel particolare tesoro nascosto nelle pieghe più recondite dell’uomo che è la poesia e l’arte in generale e di interpretare per loro tramite, la bellezza, non colta però nelle sue manifestazioni più eclatanti ed appariscenti, ma nei risvolti della quotidianità.
La versatilità della sua formazione, conduce la Levertov a sviluppare una poetica del tutto indipendente da scuole e movimenti poetici, componenti che in qualche modo vede come un ostacolo, rispetto all’imperativo che avverte categoricamente di cercare di riprodurre più fedelmente possibile le intonazioni e gli accenti della vita quotidiana.
Questa attenzione alla dimensione della poetica del quotidiano, fa sì che anche la specificità del linguaggio poetico di Denise, le sue immagini e le sue metafore, risultino in realtà immediate, scevre da interessi per la ricercatezza stilistica, prediligendo piuttosto l’immediatezza e l’effetto diretto, sensuale, istintivo quasi, della percezione sensoriale della realtà, così come appare ai suoi occhi.
Emblematico, per la poetessa, è il rapporto con la natura, la cui comprensione e rispetto è a suo avviso l’unica forma di salvezza concessa all’uomo moderno, rispetto alla catastrofe che sembra addensarsi sul proprio orizzonte e che rappresenta un nucleo di fondamentale interesse della sua poetica.
È proprio da questa tensione che traggono origine le maggiori raccolte della Levartov, (ricordiamo ad esempio titoli come The Sorrow Dance o Relearning the Alphabet) apparse fra gli anni ’60 e ’70, nelle quali assumono un ruolo cruciale le denunce delle guerre e dei loro orrori e l’impegno sociale; che si tratti del conflitto in Vietnam, della sanguinosa guerra civile in Salvador, del Biafra o delle problematiche legate alle ingiustizie o alle discriminazioni, la Levartov riesce sempre a ritrarre con l’acutezza e l’incisività del suo sguardo, tradotto dalla sua tecnica ritrattistica poetica, la cornice dei drammi sociali e politici della contemporaneità. Importante in questo senso, oltre alla sua formazione umanitarista ed al socialista, è l’impegno pacifista portato avanti con suo marito, lo scrittore Mitchell Goodman.
Tuttavia, l’importanza della natura nella sua visione poetica è un tema portante che sembra riverberare contenutisticamente, la poliedricità d’approccio di Denise e che si coniuga anche in altre direttrici, che declinano la sua riflessione anche verso l’aspetto contemplativo e da lì, quasi per osmosi, alla riflessione sulla fede e sulla natura stessa dell’ispirazione e del “sentire” poetico.
Fondamentali per la formazione poetica della Levartov sono due straordinari poeti, come William Carlos Williams e Rainer Maria Rilke. Di Williams, Denise assorbe la convinzione che non ci sia alcuna “idea se non nelle cose”: vale a dire che per la comprensione della realtà e del mondo, non c’è nessun altro approccio valido, se non quello di considerare l’osservazione delle cose in sé e per sé. Da Rilke invece, la Levartov fa sua l’idea della comunione con la natura come chiave di interpretazione dell’universo, conducendo ad una sinergia poetica fra l’elemento estetico e la componente spirituale, fra la percezione soggettiva, intima, spirituale del mondo e l’impegno politico ed etico.
La poesia, nella concezione della Levartov – che approfondisce le teorizzazioni di Rilke – è la sommatoria dell’interezza del panorama delle esperienze intellettuali, percettive, sensoriali, cognitive dell’artista nel complesso della propria esistenza, che nella poesia quindi trovano la loro sintesi e compendio; da ciò ne deriva che quindi non ci sia alcun aspetto della vita e del mondo, delle storie individuali e collettive che non possa essere oggetto di riflessione poetica.
Tale olismo nello sviluppo della trattazione poetica è un segno distintivo della scrittura della Levartov, per la quale ad esempio, la stessa osservazione estatica della natura, si accompagna alla riprovazione ed alla sua intima sofferenza, per le ferite che sempre più l’uomo le inferisce nel nome del profitto e dei suoi interessi materiali, preoccupazioni che la poetessa inglese avverte (come altri intellettuali del suo tempo) decisamente in anticipo sulla nascita di una vera e propria coscienza ecologica.
L’attenzione nei confronti della natura è poi in definitiva, la spinta centrifuga che avvicina sempre più Denise alla dimensione spirituale ed alla meditazione sul rapporto con la sfera del divino, in una comunione strettamente intrecciata: non a caso, una delle ultime opere della sua vita sarà Life around us, interamente basata sul tema del rapporto con la natura e della necessità di recuperare un equilibrio che ponga l’uomo tra gli elementi del cosmo naturalistico, in armonia con il circostante.
La pubblicazione di questa prima selezione italiana dell’opera poetica di Denise Levartov, voluta dalla casa editrice Crocetti (da sempre meritoria nella sua attività di divulgazione in Italia di molte fra le voci poetiche più importanti del panorama internazionale) va dunque a colmare una lacuna sensibile nel mondo editoriale italiano, permettendo finalmente di poter apprezzare un mosaico di straordinaria levatura artistica ed un insieme contenutistico di estrema attualità, quale quello della poetessa britannica.