Non è un disco appena pubblicato, non è un disco di un musicista re delle charts e non è neppure un disco che ha purtroppo ottenuto molta visibilità da noi, ma è un disco autoprodotto, innovativo, un disco che è difficilmente definibile in una sola categoria musicale, un disco che ha però il pregio di essere frutto di una creatività coinvolgente, fresca ed autentica in tutte le sue sfumature. Un viaggio tra musica irlandese e arrangiamenti jazz, tra canzoni e strumentali originali e tradizionali con il contributo di molti musicisti e guidato dall’affascinante pianoforte del fiorentino Antonio Breschi in arte Antoni O’Breskey da anni emblema di un progetto pianistico nomade attraverso suoni e culture del mondo.
Per questi motivi più che una recensione vuole essere una guida all’ascolto, condurre attraverso le atmosfere dei brani e che se riusciranno a suscitare lo stesso fascino che mi ha catturato vi convinceranno a completarne l’ascolto e magari ad includerlo nella vostra raccolta di dischi.
E’ una produzione che nasce nel momento del lockdown con la precisa intenzione di reagire a quel periodo storico di incertezza e dolore. Il titolo Blessed Sadness è stato donato ad Antonio dal musicista Davide Secondi che gli ha proposto questa sua idea musicale eseguita all’ukelele e che bene ne disegna gli arpeggi insieme al piano e alla tromba, un brano sognante, triste e delicato con cui si apre il disco. Ma come dice lo stesso Breschi nelle note di copertina non è evocata una tristezza che si compiace, ma un sentimento capace di innescare nuove forze: citando gli I Ching-il libro dei mutamenti che afferma che la forza che ci fa andare oltre gli ostacoli della vita, se usata in modo corretto, è la stessa forza che ci permette di raggiungere nuove aspirazioni.
Ma ecco gli ingredienti gustosi di questo disco.
Nuova composizione e brano strumentale 2020 Rhapsody si fa apprezzare per le atmosfere sognanti, malinconiche ma molto liriche del piano che le immagini del video cercano di interpretare. Delizioso il contributo al violino di Ultan O’ Brien (Slow Moving Clouds).
Nel disco non mancano anche due brani tradizionalli cantati, il famoso Barbara Allen e Eighteen Years Old arrangiato da Breschi al pianoforte, con la sua struggente tromba e interpretato in modo delicato ed ispirato dalla figlia Consuelo Nerea (Varo).
Unfolding lullaby è una ninna nanna raccontata con piano e violino e che sembra uscire dolcemente dalle atmosfere fatate dei paesaggi irlandesi dalla natura incontaminata.
Breschi ritrova un filmato del 1982 dove si cimentava al dulcimer insieme all’ottimo musicista irlandese Steeve Cooney ed un insolito didgeridoo, un brano che decide di riportare in vita: Dancing on the green
Questo lo storico documento video:
Doctor O’Neill’s è una irish jig offerta dall’amico musicista Sean Conway ad Antoni O’ che ne ha poi curato l’arrangiamento insieme ad Ultan poco prima della scomparsa e a cui Breschi ha voluto dedicare questo disco.
The Swallow’s tail è un irish reel tradizionale reso famoso già dai Dubliners e vivacemente interpretato dal violino di Ultan e dagli originali fraseggi al piano di Antoni O’.
Ci sono altre tre muove composizioni originali: Cloudburst dove è trascinante il violino di Ultan che ben si intreccia con i fraseggi al piano di Breschi ed il flauto di Leonora Lyne in un accattivante crescendo; Baighali Khan è un brano scandito soprattutto dagli incalzanti ritmi del violino e del banjo e che ne imprimono un colore molto country, pieno di energia e di irresistibili contributi corali;
C’è anche un walzer, Waltz to Forgotten Times, con piano e violino che sostengono la piacevole melodia e invitano al ballo.
Inciso il 14 luglio 2021 tra Irlanda e Italia.
Antoni O’Breskey – piano, trumpet, appalachian dulcimer
Ultan O’Brien – fiddle, viola
Davide Viterbo – cello, fiddle
Consuelo Nerea Breschi – vocals, fiddle
Steve Cooney – didgeridoo
Aongus Mac Amhlaigh – cello
Leonora Lyne – flute
Paddy Cummins – banjo, mandolin
Davide Secondi – ukulele
David ‘Hopi’ Hopkins – bodhrán
Seán Conway – mandolin
Massimo Giuntini – low whistle, bouzouki
Tom Mulrooney – double bass
Giorgio Vendola – double bass