Mi permetto di esporre un ricordo che ho ancora vivo per la signorilità della persona che mi chiamò la prima volta per dirmi se avevo piacere di ricevere il primo disco di suo figlio, correva l’anno 2002. Quella persona ne era il produttore esecutivo e fotografo. Dietro alla sua richiesta non c’era il voler vantarsi dei ruoli, ma semplicemente occuparsi di recapitare i cd ad una rivista o a una radio, perché chi più di lui all’inizio aveva capito quanto suo figlio, con una genuinità che tutt’oggi gli si deve riconoscere, era rimasto, ed è ancora, sedotto dalla musica blues! Quel padre così disponibile si chiama, Pippo Porcaro (1952-2019). Umberto Porcaro quando era ancora ragazzo in tempi e modalità differenti, si può dire che ha fatto lo stesso percorso di tanti bluesman che, da una località del sud degli Stati Uniti, sono giunti in un’area urbana, Chicago era la preferita. Città dove anche Umberto si recò, arrivando dal sud, Palermo, per conoscere, suonare con bluesman, e assimilare quelle sonorità basiche del blues elettrificato. Là ha gettato le basi per il suo futuro diventato nel tempo una solida e affidabile realtà nel panorama del blues, non solo nazionale, le sue presenze accanto a bluesman neri e bianchi in giro anche per l’Europa sono li a dimostrarlo. “Il blues non morirà mai perché in ogni angolo del pianeta c’è un ragazzo come Umberto Porcaro innamorato di una musica semplice e per questo immortale (B.B.King)”. Non possiamo che essere d’accordo, perché in un angolo del pianeta chiamato Italia, possiamo continuare a constatare la sua autenticità! Ha intitolato il suo ultimo lavoro, Take Me Home, come a rimarcare quel luogo da dove viene e dove deve sempre tornare, fra le pareti di quella casa chiamata blues, perché può esprimere in modo diretto le sue gioie, i suoi dolori, le sue ferite. Assieme ad un combo di assoluto livello, Giulio Campagnolo hammond, Federico Patarnello batteria, Stanley Sargeant basso, impressionante è la lista degli artisti internazionali con cui ha collaborato; ora vive in Veneto ed è sposato con una italiana. Ci sono anche ospiti illustri che evidenzieremo poi. Undici sono le tracce tutte autografe, e la prima, “Run Into My World”, è già un condensato di un ottimo passo in tempo medio dove Umberto suona e canta con trasporto in una progressione posseduto da quella forza profana che è il blues! Eccellente inizio. Confesso di avere avuto un sussulto quando in “It’s My Pleasure To Play The Blues”, tutto il chicago nella sua ampiezza, ho sentito la voce e la chitarra di uno dei più sensibili esponenti, Lurrie Bell, primo ospite, duettare poi con Porcaro. La calda timbrica vocale di Umberto sa dare intensità anche a due passi soul oriented, “Bring Me Down” e “Love Is Risin”, dove approfittiamo per elogiare il suo combo. Il disco non ha soluzione di continuità, è degno di nota dall’inizio alla fine, sonorità mai sopra le righe, nessun virtuosismo autocelebrativo perché è il feeling che prevale, “You Was”, è un altro esempio, a cui fa seguito il blues con striature jazz della title track, con Moreno Buttinar alla batteria, colui che è stato anche dietro al mixer per le registrazioni. Altro stimatissimo musicista ospite è il texano Anson Funderburgh, che ci mette la sua conosciuta eleganza stilistica nel cadenzato passo, “Cool World”. Come completare poi al meglio un blues tenebroso, “Rollin Down Below”, basta aggiungere l’armonica del sempre eccellente Marco Pandolfi, altro ospite. L’ultimo passo è lo strumentale, “Mountain Cheese” composto dall’hammondista Giulio Campagnolo il quale guida uno svolgimento snello e festaiolo.
“Take Me Home” di Umberto Porcaro è uno delle migliori uscite discografiche del 2022, di cui esiste anche la versione in vinile.
Tracce
Run Into My World
Out Of The Storm
It’s My Pleasure To Play The Blues
Don’t Push Me
Bring Me Down
Love Is Risin’
You Was
Take Me Home
Cool World
Rollin Down Below
Mountain Cheese