Quest’album è il classico segreto ben custodito, uno di quei lavori di cui si parla insistentemente fra gli amanti di un genere, ma dalla diffusione inversamente proporzionale allo spessore artistico.
Tanto è circondato di mistero che la sua stessa storia ricorda uno di quei film in cui c’è un tale dall’identità nascosta che organizza il colpo grosso e riunisce i migliori sulla piazza — fate conto Sette uomini d’oro, avete presente?, solo con un finale più glorioso.
Quello che si sa dalle note di copertina è che un mecenate, tale L. S., nel 2014 commissionò a Duck Baker la composizione di materiale dal titolo Pareto Sketches. Poco si sa dei dettagli della richiesta, aggiunge l’estensore delle note, se non che riguardasse brani per chitarra fingerstyle (e se ai musicisti coinvolti fai domande sull’identità di L. S. quelli fanno i vaghi, si guardano intorno, cambiano discorso…).
Nei due anni successivi Duck avrebbe onorato l’incarico scrivendo ben cento nuovi brani, o forse più, di cui la maggior parte per sola chitarra. Una messe di composizioni decisamente soverchiante per il Duck Baker interprete: e qui la storia si fa più nitida, con l’apparizione di Luigi Maramotti, musicista e proprietario della Barcode Records — che se fosse il film, sarebbe Philippe Leroy.
Qualche anno prima Maramotti aveva animato un progetto altrettanto singolare e in un certo senso speculare a questo: un cd (Donna Lombarda) in cui chitarristi americani insieme a Maramotti e al mandolinista Massimo Gatti suonavano brani dal repertorio popolare dell’Appennino emiliano. Gli americani erano nientepopodimenoché Duck Baker, Woody Mann e Bob Brozman (roba da non crederci, ma se dovete scrivere una storia incredibile, perché porre limiti alla fantasia?).
Arriva Luigi Maramotti, dicevo, e fa: “che problema c’è?”. Si incarica di coordinare e di produrre un doppio album in cui Duck condivide quelle composizioni con un pugno di musicisti italiani. Duck invia gli spartiti a un gruppetto selezionato di artisti, con la consegna di scegliersi ciascuno dei brani per sé e di ritrovarsi quel giorno a quell’ora davanti alla cassafor… allo studio di registrazione.
Michele Calgaro è un jazzista che ha una grande esperienza al fianco di maestri del genere; Val Bonetti è un fingerpicker che conosce profondamente il blues fra le due guerre e si è formato, fra gli altri, con Franco Cerri; Davide Mastrangelo è uno dei nostri più autorevoli esecutori di fingerstyle jazz e un esperto didatta; Massimo Gatti, mandolinista, è un musicista di rilievo internazionale, nato con quell’ondata che negli anni ’80 avvicinò il bluegrass agli ascoltatori italiani, ma soprattutto ha proseguito la sua ricerca sulla strada indicata da David Grisman, coniugando il suono e le tecniche del bluegrass con le armonie del jazz; Luigi Maramotti, infine, è attivo in un territorio che va fino alla musica colta e minimalista: è il meno chitarrista di tutti, ma — dicono ancora le note — “sa da che parte della chitarra si soffia”.
Con loro naturalmente c’è lo stesso Duck Baker, chitarrista leggendario e in qualche modo mentore di tutti i partecipanti.
Sul primo dei due cd i sei uomini d’oro (sei, sì, non mettetevi a fare i fiscali) in diverse combinazioni suonano otto brani in duo. Ascoltare dialogare questi musicisti è un piacere, e il diletto aumenta quando prendono il volo per improvvisare all’interno delle forme scritte.
Il secondo cd contiene tredici soli (con Baker restano Val Bonetti, Mastrangelo, Calgaro), da cui si capisce quanto azzeccato sia l’arruolamento dei convenuti, tale è la naturalezza con cui ciascuno riesce a cucirsi addosso i brani scelti. Duck Baker lo incrociamo tre volte nella prima parte e cinque nella seconda.
Il filo della narrazione è solido sia per la coerenza compositiva del materiale, sia grazie alla regia complessiva di Maramotti e al lavoro che Massimo Gatti ha condotto in fase di registrazione e mixaggio.
Quando Baker pesca nel mare della musica americana gli piace percorrere quella storia almeno dal ragtime; ma qui la scrittura rivela anche il progressivo avvicinamento di Duck Baker a Thelonious Monk e ai bopper: “contraffattori” più che compositori, come spiega lui stesso nelle note, nel senso che scrivevano melodie originali sulle progressioni armoniche di pezzi più o meno celebri. Baker crea a sua volta questi ventuno “contraffatti”, con cui si toglie spesso lo sfizio di comporre nel tempo di tre quarti, per nulla frequentato da quei maestri.
Come dicevo Pareto Sketches non ha avuto quella che si dice una distribuzione capillare: un tot di vinili autografati al concerto di presentazione — in una galleria d’arte moderna di Reggio Emilia, con Woody Mann e John Monteleone in mezzo al pubblico — e dopodiché c’è Internet: so per certo che il cd è ordinabile almeno sul sito di Duck Baker e su quello di Val Bonetti.
P.S., dal taccuino del commissario: “consistenti indizi fanno ritenere che dietro al misterioso L. S. si nasconda lo stesso Luigi Maramotti. Attendiamo che la banda torni allo scoperto e che l’oscuro capo faccia un passo falso. Nascosta da qualche parte c’è ancora un’ottantina di composizioni…”.
Track List
CD 1 (Duos)
Val Bonetti, Massimo Gatti: Asking Too Much
Duck Baker, Michele Calgaro: Deja Vouty
Davide Mastrangelo, Massimo Gatti: Costanza
Duck Baker, Massimo Gatti: Making Ends Meet
Val Bonetti, Davide Mastrangelo: One for T-Bone
Val Bonetti, Davide Mastrangelo: The Corner
Luigi Maramotti, Massimo Gatti: Pareto Waltz
Duck Baker, Michele Calgaro: 238,857 Miles
CD 2 (Solos)
Michele Calgaro: Count On It
Val Bonetti: The Heat
Duck Baker: Walking Down Bill St.
Davide Mastrangelo: Micky and Lou
Duck Baker: Mez a Mez
Michele Calgaro: (I can’t go on) I’ll Go On
Val Bonetti: Losers Keepers
Duck Baker: The Blues Is The Blues Is
Michele Calgaro: Growing Pains
Val Bonetti: Six of One
Duck Baker: Marking Time
Michele Calgaro: The North Side of Broad
Duck Baker: Helen