Ideata da Taylor Sheridan che già aveva sceneggiato cosette come Yellowstone e Sicario e dallo showrunner Terence Winter (Soprano), Tulsa King è la serie, che segna il primo vero grande debutto di uno strepitoso Sylvester Stallone sul piccolo schermo. Arrivata il 25 dicembre scorso su Paramount+ , la serie vede Stallone interpretare Dwight “Il Generale” Manfredi. Un mafioso di New York che, dopo aver passato 25 anni in carcere, viene esiliato dal suo capo a Tulsa, Oklahoma, dove gli viene ordinato di aprire un negozio. Qui Dwight inizia a capire che quella che considerava la sua famiglia mafiosa non ha a cuore i suoi interessi. Ecco allora che Il Generale mette insieme un gruppo di individui totalmente improbabili per essere anche solo lontanamente considerati “banditi”, per aiutarlo a creare un nuovo impero criminale.
E questo risulterà essere uno degli elementi che rendono questa prima stagione, semplicemente sorprendente ed irrinunciabile, a partire da Jay Will che interpreta Tyson, l’autista di Dwight, per non dire di Martin Starr (Bodhi nella serie) suo socio nel business. Ma non c’è un solo personaggio che non sia adeguato a queste prime nove puntate che riservano risate e sangue, senza mai scendere in plateali ed inutili volgarità che tanto vengono “usate” per catturare il pubblico.
Alla bella età di settantasei anni, Stallone continua a dimostrarsi un gigante in grado di dominare in maniera assoluta la scena. Basta un movimento del corpo, uno sguardo o una battuta detta con un certo tono e vi ritroverete a ridere di gusto guardando il suo Dwight farsi largo, a suon di pugni, grazie anche ad una non indifferente disponibilità economica, in un mondo lontanissimo dal suo, come già risulta chiaramente fin dalla sigla che ci regala la classica America fatta di lande sterminate, polvere e motel di quarta categoria, bistecche, stetson e stivali da cowboy.
Peccato sia solo visibile su un canale a pagamento (piattaforma Sky), ma, se vi capita, non perdetevela assolutamente.